Caro Bomprezzi, ti quoto! :-)

Caro Franco Bomprezzi, ti quoto e mi permetto di riportare il tuo post da superando.it, perchè condivido appieno tutto il tuo malessere che poi è il nostro….

http://superando.it/content/view/7159/112/

Questa volta il danno è troppo grave per restare in silenzio

(di Franco Bomprezzi*)

È gravissimo lo stigma della copertina scelta nei giorni scorsi dal settimanale «Panorama», con il titolo “Scrocconi” e l’immagine di un Pinocchio in carrozzina, a introdurre un servizio sul fenomeno dei falsi invalidi. In quella copertina, infatti, non si distingue, si fa di ogni erba un fascio e si indica proprio la carrozzina, simbolo riconoscibile da tutti per denotare la disabilità vera. Tralasciando dunque anche lo scarso approfondimento di cui si avvale l’inchiesta – che si limita sostanzialmente a riproporre le veline dell’INPS, smentite dagli stessi medici dell’Istituto – il danno arrecato questa volta a un’intera parte del Paese è troppo grave per restare in silenzio

Dito puntato in primo piano. Sullo sfondo volto sfuocato di uomo
Per qualche giorno ho nutrito l’illusione che i festeggiamenti per l’Unità d’Italia stessero restituendo al Paese e ai suoi abitanti un autentico senso di appartenenza a una storia comune, e soprattutto a valori condivisi, rappresentati dalla Costituzione.
Ho perfino pensato che poteva essere un punto di svolta civile, “prepolitico”, non legato cioè alle continue e insopportabili lacerazioni provocate da un malinteso bipolarismo. Mi sono riconosciuto nelle parole del presidente Napolitano [se ne legga cliccando qui l’intervento letto in apertura delle celebrazioni del 17 marzo, N.d.R.], e mi ha fatto piacere vedere strade e teatri pieni di gente sorridente, con la bandierina tricolore e la coccarda. Il fatto è che pensavo all’Italia dello “stare insieme”, quella che riesce quasi sempre a trovare una soluzione ragionevole ai problemi e alle difficoltà, facendo appello a tolleranza, umanità, laboriosità, onestà, amicizia.
Mi sono ricordato di quando, da ragazzino, studiavo il Risorgimento su libri pieni di retorica nazionalista, ma comunque capaci di emozionarti per un’epopea nazionale all’interno della quale non era così difficile riconoscere almeno qualche risultato utile per tutti: la lingua comune, l’istruzione, la salute, la democrazia.
Mi sono sempre sentito “italiano” forse perché, nato a Firenze, a causa dei trasferimenti cui mio padre doveva sottoporsi per lavoro, ho vissuto non solo in Toscana, ma anche in Abruzzo e nel Veneto, prima di scegliere, da adulto, Milano e la Lombardia. Perciò ho amici e buoni ricordi in mezza Italia, e l’altra metà l’ho conosciuta negli anni dell’impegno sociale, nelle associazioni delle persone con disabilità, ad esempio.
Quando, da presidente della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), sono stato praticamente in tutte le Regioni italiane, vedendo da vicino le differenze e i punti in comune, apprezzando il lavoro difficile che famiglie e persone con disabilità devono compiere ogni giorno per combattere contro pregiudizi, barriere, ingiustizie, carenze normative e di servizi.

Ero dunque quasi sereno, sia pure senza che ve ne fosse davvero motivo, solo per una sensazione gradevole di una ventata di aria buona in un periodo così difficile di convivenza politica e sociale. Poi mi sono imbattuto nell’ultima copertina del settimanale «Panorama» [la si veda cliccando qui, N.d.R.]. Il titolo non ammette sfumature: Scrocconi. L’immagine non potrebbe essere più chiara: una carrozzina stilizzata, su cui siede un Pinocchio altrettanto stilizzato. Il sommario che rimanda a un’inchiesta “esclusiva” recita così: Invalidità inesistenti, certificati falsi, pensioni regalate. Ecco chi sono i furbi (e i loro complici) che fregano l’Inps. A nostre spese.
Ho avuto un trasalimento e un senso di nausea. Mi sono ricordato subito dei manifesti del nazismo che hanno accompagnato la campagna per la sterilizzazione dei disabili e poi per l’eutanasia, il cosiddetto “Programma T4” [se ne legga nel nostro sito tra l’altro cliccando qui, N.d.R.]. Anche allora, in piena crisi economica, comparvero manifesti (se ne veda un esempio cliccando qui), che legavano strettamente i sacrifici economici della povera gente agli sprechi per tenere in vita persone “improduttive”. I simboli, infatti, servono in epoche di questo tipo a deviare l’attenzione verso nemici sui quali scaricare le tensioni sociali.

In Italia la campagna sui falsi invalidi, partita su alcuni dati di fatto, comunque circoscritti e rispetto ai quali è necessario un approfondimento anche statistico, come fa da tempo, con grande rigore, la FISH (Federazione Italiana per il superamento dell’Handicap), si è trasformata nel tempo in un esempio vergognoso di come si possano deviare risorse e competenze pubbliche verso obiettivi di drastica riduzione complessiva della spesa sociale, eliminando, attraverso procedure discutibili e spesso disumane di controllo dello stato di invalidità civile, pensioni e indennità assolutamente legittime (come testimonia l’altissima percentuale di ricorsi alla Magistratura vinti dai Cittadini).
Lo scriviamo e lo documentiamo da tempo. Le fonti non mancano, basta consultarle, basta fare bene il mestiere di giornalista, che richiede competenza e umiltà. E invece Stefano Vespa, fratello del più noto Bruno, si lancia in alcune pagine di densa scrittura, che sono semplicemente il “copia e incolla” delle veline dell’INPS, già smentite dagli stessi medici dell’Istituto. L’inchiesta “esclusiva”, quindi, fa cadere le braccia e non solo.
Ma al di là del giudizio sul pezzo pubblicato da «Panorama» (quanta distanza col newsmagazine al quale ero abbonato da giovane, quando lo dirigeva Lamberto Sechi…), la questione più grave e inquietante è la scelta di dedicare la copertina del settimanale a questo tema, nelle giornate dell’incubo nucleare, della crisi libica, dei tanti processi al premier, del federalismo che passa, della riforma della giustizia, tanto per citare argomenti assolutamente bipartisan.
Il direttore di «Panorama» non ha certo scelto questo tema in modo casuale. C’è un pensiero dietro, c’è sicuramente un disegno ben preciso. Lo stigma di quella copertina è gravissimo: in copertina non si distingue, si fa di ogni erba un fascio. Si indica la carrozzina, simbolo riconoscibile da tutti per denotare la disabilità, quella vera. Ritengo questa scelta assolutamente vergognosa e scorretta deontologicamente. Ovviamente siamo in regime di libera informazione, e l’articolo 21 della Costituzione vale per tutti, anche per «Panorama». Ma il danno arrecato questa volta a un’intera parte del Paese è troppo grave per passare in silenzio.

*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Fratelli d’Italia o “scrocconi”?, qui ripreso con alcuni adattamenti.

Sul tema dei controlli delle certificazioni di invalidità, segnaliamo anche, sempre nel nostro sito: I ritardi dell’INPS e la pazienza sempre più scarsa dei Cittadini (di Carlo Giacobini, cliccare qui); Invalidità civile: dura denuncia dei medici dell’INPS (cliccare qui); Quei medici dell’INPS e l’Italia dei veri «responsabili» (di Franco Bomprezzi, cliccare qui); Le omissioni dell’INPS e lo sfacelo degli accertamenti (cliccare qui); Se «sparare sulla Croce Rossa» diventa uno sport ufficiale (di Antonio Bondavalli, cliccare qui); In troppi hanno scambiato l’INPS per l’ISTAT! (cliccare qui); Come gonfiare le statistiche dei «falsi invalidi» sulla pelle di quelli veri (cliccare qui); Perché la FISH critica l’INPS (cliccare qui); E se i giornalisti fanno bene il loro mestiere… (di Franco Bomprezzi, cliccare qui); A quei governanti che difendono il valore della famiglia e della vita… (di Varis Rossi, cliccare qui); Scarse e talora confuse le informazioni dall’INPS (di Francesca Bellafemmina, cliccare qui); Disabilità: quanto mi costi! (di Marino Marini, cliccare qui).
Ultimo aggiornamento (lunedì 21 marzo 2011 11:04)

Neurologia, nuovo rapporto sulla CCSVI

Sclerosi Multipla e CCSVI e SIN

Neurologi: rapporto sclerosi multipla - CCSVI non è certo.SIENA – “Non esiste, ad oggi, alcuna indicazione a sottoporsi ad intervento chirurgico per correggere una CCSVI, perché il rapporto tra questa e la sclerosi multipla non è certo”. Così il Prof. Antonio Federico, presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN), al convegno “Controversie in Neurologia” tenutosi oggi al Policlinico di Siena.

“Il susseguirsi di notizie – ha proseguito il professor Federico – riguardanti le relazioni potenziali tra alterazioni strutturali dei vasi venosi del collo deputati al circolo refluo dal cervello e dal midollo spinale e la sclerosi multipla, nonché la possibile efficacia e sicurezza di procedure terapeutiche atte a rimuovere tali alterazioni, ci ha già più volte indotto a prendere una posizione a difesa della salute dei pazienti” (vedere articolo di BrainFactor del 27/10/2010 “Sclerosi multilpla, neurologi cauti su legame con CCSVI”).

“E’ una controversia delicata alla luce di esperienze contrastanti che richiedono, a nostro avviso, un confronto da condursi con toni pacati e costruttivi al fine di individuare strategie di azione razionali nell’interesse generale e, soprattutto, dei pazienti”, ha concluso il presidente SIN.

All’incontro ha preso parte anche il prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara, sostenitore dell’ipotesi di un possibile ruolo delle alterazioni dei vasi venosi del collo e intracranici (CCSVI) quale fattore causale della sclerosi multipla. Presenti al dibattito anche Fabrizio Salvi dell’Università di Bologna, Roberto Floris e Diego Centonze dell’Università di Roma Tor Vergata, Claudio Baracchini e Paolo Gallo dell’Università di Padova.

“Studi pubblicati dal professor Zamboni dell’Università di Ferrara hanno messo in evidenza un’associazione tra SM e segni di CCSVI nella totalità dei malati di sclerosi multipla; l’ipotesi è che un reflusso venoso cerebrospinale possa determinare un aumento della pressione endovenulare e un danno della barriera ematoencefalica, seguiti da deposito di ferro nel tessuto che avvia il processo infiammatorio immuno-mediato proprio della SM”, ha spiegato il prof. Paolo Gallo del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova e membro del Gruppo di studio sulla sclerosi multipla della SIN.

“Zamboni e colleghi – ha proseguito Gallo – pur non avendo mai studiato la CCSVI nelle fasi iniziali di SM e proponendo un nesso di causalità fra la CCSVI e l’SM, hanno successivamente condotto uno studio interventistico in aperto sottoponendo ad angioplastica quei pazienti SM con diagnosi ultrasonografica di CCSVI ed ottenendo significativi risultati clinici”.

“Tuttavia – ha sottolineato il prof. Claudio Baracchini dell’Università di Padova – nonostante questi risultati, sono rimasti aperti numerosi quesiti: la CCSVI è la causa della SM? Tale condizione ne influenza il decorso clinico contribuendo alla progressione della disabilità? O è la SM che determina la CCSVI? Ed in tale caso qual è il suo significato clinico?”

“Dall’analisi degli studi del professor Zamboni – ha proseguito Baracchini – sono emersi, inoltre, alcuni aspetti critici che riguardavano la metodologia usata per diagnosticare la CCSVI: lo studio venoso transcranico condotto con metodica non validata, l’inadeguatezza della strumentazione usata, l’utilizzo di criteri ultrasonografici non validati da studi internazionali o multicentrici controllati, una metodologia che non prevedeva l’analisi dei dati in doppio cieco”.

“Gli studi che abbiamo realizzato all’Università di Padova (uno già pubblicato sugli Annals of Neurology, l’altro in pubblicazione sulla prestigiosa rivista Neurology – NdR), condotti in cieco sia con metodica ultrasonografica che venografica, su un numero totale di 110 pazienti e 170 controlli non ha mai evidenziato una alterazione dell’emodinamica venosa cerebrale. Pertanto i nostri dati non confermano l’associazione tra CCSVI ed SM proposta da Zamboni”, ha detto Baracchini.

Questi dati, dunque, solleverebbero dubbi sulla stessa esistenza della CCSVI, sostengono i neurologi SIN: “Considerando la criticità dell’argomento e le aspettative terapeutiche indotte nei pazienti, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e la Fondazione che a lei fa riferiemnto (AISM – FISM) promuoverà uno studio multicentrico su un elevato numero di pazienti: “sarà il più ampio studio epidemiologico e multicentrico volto a verificare l’associazione della CCSVI nella SM: solo dopo aver risposto definitivamente ai quesiti sopra citati sarà possibile proporre un eventuale intervento di angioplastica che al momento attuale è ingiustificato e potenzialmente pericoloso”.

Il consiglio dei neurologi della SIN ai pazienti è chiaro: “In assenza di procedure diagnostiche standardizzate e di una chiara dimostrazione di un rapporto tra CCSVI e SM, non è in alcun modo indicata la correzione chirurgica anche in caso di anomalie documentate del sistema venoso, dal momento che le stesse anomalie possono essere presenti anche in persone  sane e in altre malattie neurologiche. Affidarsi ad improvvisati terapeuti può essere non solo inutile ma potenzialmente pericoloso”…

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 16 Marzo 2011 20:21 )

Neurologists: report multiple sclerosis – is not CCSVI certo.SIENA – “There is to date no indication to undergo surgery to correct a CCSVI, because the relationship between this and MS is not certain.” So Prof. Antonio Federico, president of the Italian Society of Neurology (SIN) at the conference “Controversies in Neurology” held today at the General Hospital of Siena.

“The succession of news – said Professor Fred – concerning potential relationships between structural alterations of the venous vessels of the neck to the club members effluent from the brain and spinal cord and multiple sclerosis, and the possible efficacy and safety of therapeutic procedures designed to remove such alterations, has already prompted several times to take a stand to protect the health of patients “(see the article BrainFactor 27/10/2010” multilpla Sclerosis, neurologists cautious on ties with CCSVI).

“It ‘s a mild controversy in the light of contrasting experiences which, in our view, a comparison to be carried out with soft tones and constructive in order to identify strategies for rational action in the public interest and, most importantly, patients”, concluded the President SIN.

The meeting was also attended by prof. Paolo Zamboni, University of Ferrara, a supporter of the hypothesis of a possible role of alterations of the venous vessels of the neck and intracranial (CCSVI) as a causal factor of MS. Fabrizio Salvi also present in the debate at the University of Bologna, Roberto Flores and Diego Centonze, University of Rome Tor Vergata, Claudio Baracchini and Paul Gallo of the University of Padua.

“Studies published by Professor Zamboni, University of Ferrara have shown an association between MS and all the signs of CCSVI in multiple sclerosis, the assumption is that a cerebrospinal venous reflux can lead to increased pressure and a endovenulare damage the blood-brain barrier, followed by iron deposition in the tissue that starts the immune-mediated inflammatory process characteristic of MS, “explained Professor. Paolo Gallo, Department of Neuroscience at the University of Padua and a member of the Study Group on Multiple Sclerosis of the SIN.

“Zamboni and colleagues – continued Gallo – despite never having studied the CCSVI in the early stages of MS, suggesting a causal link between the CCSVI el’SM, subsequently conducted a study of interventional open undergoing angioplasty patients diagnosed with MS ultrasound CCSVI and obtaining significant clinical results. “

“However – said prof. Baracchini Claudio University of Padua – despite these achievements, many questions remained open: CCSVI is the cause of MS? This condition will influence the clinical course contributes to the progression of disability or is it the SM determining CCSVI? And if so, what is its clinical significance? “

“From the studies of Professor Zamboni – continued Baracchini – There are also some critical issues related to the methodology used to diagnose CCSVI: Venous transcranial study conducted not validated, the inadequacy of the instrumentation used, the ‘use of criteria not validated by ultrasound or international multicentre studies, a methodology that did not include data analysis, double-blind. “

“The studies we have done at the University of Padova (one already published in the Annals of Neurology, the other publication in the prestigious journal Neurology – Ed), blinded both with ultrasound technique that venography, a total of 110 patients and 170 controls has never shown an alteration in cerebral venous hemodynamics. Therefore, our data do not confirm the association between MS and CCSVI proposed by Zamboni, “said Baracchini.

These data, therefore, raise doubts about the existence of CCSVI, say neurologists SIN: “Considering the critical nature of the subject and the therapeutic expectations induced in patients, the Italian Multiple Sclerosis Society and the Foundation that she does riferiemnto (AISM – IMF) will promote a multicenter study of a large number of patients “will be the largest multi-center epidemiological study designed to assess the association of CCSVI in MS only after definitive answers to the questions above will be possible to propose a possible angioplasty that at present it is unjustified and potentially dangerous. “

The Council of the SIN neurologists to patients is clear: “In the absence of standardized diagnostic procedures and a clear demonstration of a relationship between CCSVI and SM, is in no way indicated surgical correction in case of documented abnormalities of the venous system, since the same abnormalities may be present in healthy people and in other neurological diseases. Relying on makeshift therapists can be not only unnecessary but potentially dangerous “…
Last Updated (Wednesday, 16 March 2011 20:21) Continua a leggere Neurologia, nuovo rapporto sulla CCSVI

un grazie alla dott.Mariani Martina ed al Prof. Roberto Medeghini:uno studio…

Ringrazio innanzi tutto la Dott. Martina Mariani  per aver utilizzato il mio libro per la realizzazione della sua tesi e il suo Relatore il Prof Roberto Medeghini.

Questo lavoro è stato impostato sullo studio della disabilità/fisicità. Il corpo che in automatico essendo “diverso” crea  il  “target -handicap”  che fino agli anni scorsi ha sempre portato ad una sorta di “ghettizzazione”.

E’ uno studio approfondito sulle tematiche socio-medico-culturali della disabilità e il confronto sul “ieri” ed “oggi”. Complimenti alla Autrice.

“Il corpo nella disabilità”
tesi di laurea di

Martina Mariani
Relatore: Roberto Medeghini
A. A. 2009-10

“Negli anni passati, la disabilità venne erroneamente considerata come conseguenza di un deficit mentale o esclusivamente fisico.
L’apparire con deficit sia fisici che mentali, era “visto” come elemento disturbatore dell’ordine pubblico, potevano questi individui essere causa di confusione in un ambiente che doveva per forza apparire razionale e chiaro.

Come conseguenza, “questi elementi diversi” erano considerati improduttivi socialmente non inseribili nel contesto di una civile convivenza.

Così come verso la fine degli anni ’60, lentamente si inizia a coniderarlo l’handicap come  un frutto di esclusione sociale. A livello medico, l’autrice ha svolto uno studio molto serio di come questa patologia del diverso, fosse non un problema esclusivamente medico, ma un problema che potesse sconvolgere lo stato sociale. Il “difetto” personale non era preso in considerazione. Era un problema esclusivo del “io”.

Era un “fenomeno” sociale, e si effettuarono parecchi studi legati ad una nuova “branca” la sociologia del corpo. Infatti come riporta l’autrice in alcune sue pagine, e con stralci di alcuni sociologi si è preso in esame il rapporto di corpo e apparire nella società odierna.

Con estrema delicatezza, Martina è riuscita utilizzando tre testimonianze di donna con disabilità a mettere in risalto il retaggio atavico del diverso.

L’essere inadeguati o inopportuni, e nello stesso tempo la grande voglia di soverchiare lo schema del diverso, mettendo in luce che alla fine non si è quello che la “vista” vuole vedere, ma quello che la “vista” deve conoscere, condividere e sapere.

L’individualità del proprio “se”, essere “io” e non malattia.

Con maestria si districa nello studio della diversità nel suo contesto sociale, dove prima la scienza medica tendeva ad essere contenitore di disgrazie senza risoluzioni, e in seguito cambiò totalmente integrazione riabilitando il diverso alla più possibile vita normale.”

Martina Mariani, ha 23 anni, sta continuando il suo percorso formativo frequentando  un Corso Universitario  in Padova.

Il Professore Medeghini, pedagogista  insegna presso la  Facoltà Universitaria  di Bergamo. Autore di numerosi  testi legati alla integrazione socio-culturale delle diversità relative soprattutto allo stato di handicap. Studi sull’apprendimento e sul come insegnare a integrare coloro che che pur nella loro “apparente” diversità possono essere e devono essere considerati normali nella era attuale.

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I thank first of all, Dr. Martina Mariani for using my book for the realization of its argument and its Rapporteur Prof. Roberto Medeghini

This work was set in the study of disability / physical. The body automatically being “different” create “target-handicap” that until the past few years has always led to a kind of “ghettoization”.

It ‘a detailed study of the socio-medical and cultural issues of disability and the comparison on “yesterday” and “today”. Congratulations to the author.

“The body in disability”
thesis of

Martina Mariani
Rapporteur: Roberto Medeghini
A. A. 2009-10

“In years past, disability was mistakenly considered as a result of a purely physical or mental impairment.
Appearing with both physical and mental deficits, was “seen” as a disturber of public order, these individuals could cause confusion in an environment that was bound to seem rational and clear.

As a result, “these different elements” were considered socially unproductive not in the context of a civil society.

Just as in the late ’60s, he slowly begins to coniderarlo disability as a result of social exclusion. At the medical level, the author has done a serious study of how this pathology of the different was not only a medical problem but a problem that could upset the welfare state. The “defect” staff was not taken into account. It was a problem unique to the “I”.

It was a “phenomenon” social and carried out several studies related to a new “branch” sociology of the body. In fact, as reported by the author in some of its pages, and excerpts of some social scientists has examined the relationship of body and appear in today’s society.

With great delicacy, Martina has succeeded by using three examples of women with disabilities to highlight the ancestral heritage of the different.

Being inadequate or inappropriate, and at the same time the great desire to overwhelm the pattern of diversity, highlighting that the end was not what the “view” wants to see, but what the “view” needs to know, share and knowledge.

The individuality of their own “if”, being “I” and not the disease.

With skill you untangle the study of diversity in its social context, where the first medical science tended to be container misfortunes without resolution, and further rehabilitating the integration changed completely different to normal life as possible. “

Martina Mariani has 23 years, is continuing his studies by attending a university in Padua.

Professor Medeghini, educator teaches at the Faculty University of Bergamo. Author of several books related to the socio-cultural diversity of the state especially for the disabled. Studies on learning and teaching on how to integrate those that despite their “apparent” differences can be and should be considered normal in the present era.

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Je remercie tout d’abord, le Dr Martina Mariani pour l’utilisation de mon livre pour la réalisation de sa thèse et son rapporteur M. Roberto Medeghini.

Ce travail a été mis à l’étude de la déficience ou physique. Le corps automatiquement être “différent” de créer une «cible handicap» que, jusqu’à ces dernières années a toujours conduit à une sorte de «ghettoïsation».

C’est une étude détaillée des questions socio-médical et culturel de l’incapacité et la comparaison sur «hier» et «aujourd’hui». Félicitations à l’auteur.

“Le corps de l’invalidité”
thèse de

Martina Mariani
Rapporteur: Roberto Medeghini
A. A. 2009-10

“Ces dernières années, le handicap a été considéré à tort comme une suite d’un handicap purement physique ou mentale.
Apparaissant à la fois avec des déficits physiques et mentales, a été «vu» comme un perturbateur de l’ordre public, ces personnes pourraient causer de la confusion dans un environnement qui était tenu de comparaître rationnelle et claire.

En conséquence, «ces différents éléments” ont été considérés comme socialement improductifs pas dans le contexte d’une société civile.

Tout comme dans le fin des années 60, il commence lentement à coniderarlo invalidité à la suite de l’exclusion sociale. Au niveau médical, l’auteur a fait une étude sérieuse de la manière dont cette pathologie des différents n’était pas seulement un problème médical, mais un problème qui pourrait bouleverser l’État-providence. Le «défaut» du personnel n’a pas été pris en compte. Il a été un problème unique au «je».

Il a été un «phénomène» sociaux et réalisé plusieurs études relatives à une nouvelle “branche” sociologie du corps. En fait, tel que rapporté par l’auteur dans certaines de ses pages, et des extraits de certains chercheurs en sciences sociales a examiné la relation entre corps et apparaissent dans la société d’aujourd’hui.

Avec une grande délicatesse, Martina a réussi à l’aide de trois exemples de femmes handicapées pour mettre en évidence l’héritage ancestral de l’autre.

Être insuffisants ou inadaptés, et en même temps le grand désir d’accabler le modèle de la diversité, en soulignant que la fin n’était pas ce que la “vue” veut voir, mais ce que la “vue” a besoin de connaître, de partager et des connaissances.

L’individualité de leurs propres «si», étant «je» et non la maladie.

Avec une habileté vous démêler l’étude de la diversité dans son contexte social, où la première science médicale tend à être malheurs conteneur sans résolution, et en outre la réhabilitation de l’intégration a changé complètement différent à la vie normale que possible. “

Martina Mariani a 23 ans, poursuit ses études en fréquentant une université de Padoue.

Professeur Medeghini, éducateur enseigne à l’Université Faculté de Bergame. Auteur de plusieurs ouvrages relatifs à la diversité socio-culturelle de l’Etat en particulier pour les personnes handicapées. Les études sur l’apprentissage et l’enseignement sur la façon d’intégrer ceux qui, malgré leur «apparent» des différences peut être et doit être considéré comme normal à l’époque actuelle.