http://www.telestense.it/news/la-regione-finanzia-il-metodo-zamboni.html

La Regione finanzia un grande progetto per gli ammalati di sclerosi mulltipla

La regione finanzia il metodo Zamboni

Servizio del 24/12/2011 – Il consiglio regionale dell’Emilia-Romagna ha votato, all’unanimità, un ordine del giorno che “impegna la giunta a confermare la copertura economica (2,5 milioni di euro)” per ‘Brave Dreams’, la sperimentazione guidata dal prof. Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara, che potrà far partire la sperimentazione entro tre mesi.

Obiettivo della sperimentazione, dimostrare la correlazione tra insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), e la Sclerosi Multipla (SM). Come sappiamo, tale correlazione è stata individuata dal professor Zamboni, che dirige il centro malattie vascolari del nostro ateneo, e costituisce il fulcro del metodo che lo stesso Zamboni ha ideato per il trattamento della sclerosi multipla. La scoperta del professor Zamboni, in verità, ha già ottenuto conferme importanti, in varie sedi scientifiche internazionali, e che si è tradotto nel trattamento dei pazienti con un’angioplastica che riapre le vene e fa defluire il sangue dal cervello al cuore, alleviando così la perdita di sensibilità negli arti oppure diminuendo la difficoltà di parlare o deglutire.

Intorno alle scoperte del professor Zamboni si sono sviluppate numerose iniziative per la raccolta di finanziamenti, e si è formata una associazione “CCSVI nella sclerosi multipla”, una onlus con lo specifico obiettivo di incoraggiare la ricerca sul metodo Zamboni. Proprio l’associaizone ha espresso grande soddisfazione per l’impegno assunto dalla reigone emilia romagna, che ora accende una speranza in più per tutti coloro che soffrono di sclerosi mltipla.

Service 24/12/2011 – The Regional Council of Emilia-Romagna voted, unanimously, an agenda that “commits the council to confirm the economic coverage (2.5 million)” for ‘Brave Dreams ‘the trial led by prof. Paolo Zamboni, University of Ferrara, who will start the trial within three months.

The aim of the experiment, demonstrating the correlation between chronic cerebrospinal venous insufficiency (CCSVI), and Multiple Sclerosis (MS). As we know, this correlation was identified by Professor Zamboni, who heads the center of our university vascular disease, and constitutes the core of the method that has the same Zamboni designed for the treatment of multiple sclerosis. The discovery of Professor Zamboni, indeed, has already achieved important confirmations in various international scientific fora, and that has resulted in the treatment of patients with angioplasty to reopen the veins draining the blood and makes the brain to the heart, thereby alleviating loss of sensation in the limbs, or decreasing the difficulty in speaking or swallowing.

Around the discoveries of Professor Zamboni has developed several initiatives to raise funds, and has formed an association “CCSVI in multiple sclerosis”, a charity with the specific aim of encouraging research on the method Zamboni. Just the associaizone expressed great satisfaction with the commitment made by reigone Emilia Romagna, which now turns in more than a hope for those suffering from sclerosis multiple MS

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Service 24/12/2011 – Le Conseil régional de l’Emilie-Romagne ont voté à l’unanimité, un programme qui «engage le Conseil à confirmer la couverture économique (2,5 millions)» pour «Rêves Brave «Le procès mené par le prof. Paolo Zamboni, de l’Université de Ferrare, qui va commencer le procès dans les trois mois.

Le but de l’expérience, démontrant la corrélation entre insuffisance veineuse céphalorachidienne chronique (IVCC) et la sclérose en plaques (SEP). Comme nous le savons, cette corrélation a été identifié par le Professeur Zamboni, qui dirige le centre de notre maladie vasculaire université, et constitue le noyau de la méthode qui a le même Zamboni conçu pour le traitement de la sclérose en plaques. La découverte du professeur Zamboni, en effet, a déjà réalisé des confirmations importantes dans divers forums internationaux scientifiques, et qui a résulté dans le traitement des patients atteints d’angioplastie pour rouvrir les veines qui drainent le sang et rend le cerveau vers le cœur, ce qui atténue perte de sensation dans les membres, ou en diminuant la difficulté à parler ou à avaler.

Autour des découvertes du professeur Zamboni a développé plusieurs initiatives pour collecter des fonds, et a formé une association “IVCC dans la sclérose en plaques”, un organisme de bienfaisance dans le but spécifique d’encourager la recherche sur la Zamboni méthode. Juste le associaizone exprimé sa grande satisfaction à l’engagement pris par les reigone Emilie-Romagne, qui tourne maintenant depuis plus d’un espoir pour ceux qui souffrent de mutiple sclerosis

Cervello plastico…e Sacks

A ciascuno la \”sua\” cecità… e Oliver Sacks

Che il cervello umano avesse numerose risorse, già lo sapevamo, leggetevi questo articolo che ho trovato su internet!

http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/433482/

Nell’ Occhio della mente il grande neurologo racconta la perdita della visione in 3D. Partendo
da un dramma personale

PIERO BIANUCCI
torino

Chiudete un occhio e allargate le braccia all’altezza delle spalle. Ora muovete le braccia davanti a voi e provate a far incontrare la punta dell’indice sinistro con la punta dell’indice destro. Quasi certamente mancherete il contatto. Benché conosciate bene le vostre braccia, senza la visione in tre dimensioni è difficile muoverle con precisione, e la visione stereo richiede due punti di vista, cioè due occhi. Però non basta. Se guardiamo prima con un occhio e poi con l’altro vediamo due immagini alquanto diverse, specie per gli oggetti vicini. Eppure usando entrambi gli occhi le immagini si fondono in una sola: un’immagine più ricca di informazione, che ci permette di stimare la distanza e le posizioni relative delle cose. L’elaborazione per arrivare a questo risultato è complessa e non avviene negli occhi ma nel cervello, come del resto succede per tutto ciò che riguarda i nostri sensi. Lo si scopre quando nel cervello qualcosa non funziona.

Alla visione in 3D Oliver Sacks, neurologo inglese che vive negli Stati Uniti e celebre narratore di casi clinici, dedica gran parte del suo ultimo libro, L’occhio della mente (Adelphi, 270 pagine, 19 euro). Un capitolo riguarda Sue Barry, moglie di un astronauta, lei stessa neurologa.

Sue era nata strabica ma tre interventi chirurgici ai muscoli oculari le avevano riallineato gli occhi. Peccato che fosse tardi. Ormai aveva 7 anni, ed è nei primi due anni di vita che il cervello costruisce i più importanti circuiti neuronali della vista. La visione in 3D di Sue rimase quindi imperfetta, ma lei non se ne accorgeva perché riusciva a fare una vita del tutto normale. Fu a cinquant’anni che intervenne un grave peggioramento. Il suo mondo era diventato piatto.

Sotto la guida di una optometrista, Sue iniziò una lunga serie di esercizi per fondere in una sola le immagini fornite dai suoi occhi. Così, con pazienza e testardaggine, ha recuperato la visione stereo (parola che in greco, ci ricorda Sacks, significa solido). Come è stato possibile?

La risposta viene dalle neuroscienze degli ultimi vent’anni: il cervello è plastico. Colpito da un trauma o sottoposto a esercizi costanti, entro certi limiti riesce a elaborare circuiti neuronali alternativi. Oggi Sue prova un incredibile piacere nel percepire il mondo: «Intorno a me stava cadendo lenta la neve, in grandi fiocchi bagnati. Vedevo lo spazio tra un fiocco e l’altro, e tutti insieme producevano una meravigliosa danza tridimensionale». Il successo di mediocri film in 3D si deve a questo: con i loro effetti speciali ci rendono consapevoli della spazialità in cui siamo immersi, altrimenti data per scontata.

Tranne Zio Tungsteno , tutti i libri di Sacks, dal primo e famoso Risvegli portato sullo schermo da Robin Williams e Robert De Niro, a L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello , a Vedere voci eccetera, raccontano casi clinici nei quali un trauma o un difetto genetico svelano qualche funzione cerebrale. È una esplorazione nella quale la scoperta scientifica germoglia dalla malattia. Il tutto in una concezione olistica e umanistica del rapporto medicopaziente che sfocia in buona letteratura. Ma il secondo caso di perdita della visione in 3D che Sacks riporta nell’ Occhio della mente è speciale perché è la storia del melanoma, un tumore maligno, che gli ha portato via l’occhio destro.

Qui il dramma personale prevale sul distacco scientifico, il caso clinico è così poco metabolizzato che Sacks è riuscito a raccontarlo solo in forma di diario, una presa diretta che fa percepire tutte le sue paure e le sue angosce. Nonostante ciò, Sacks conserva una serenità sufficiente per riferire un’esperienza rivelatrice: «Vidi due uomini che venivano verso di noi, entrambi con una camicia bianca. Mi fermai, chiusi gli occhi e mi accorsi che potevo continuare a osservarli. Quando riaprii gli occhi, rimasi sorpreso nello scoprire che gli uomini in camicia bianca non c’erano più. Ci avevano superati incrociandoci». Insomma, colpita dal tumore, la percezione visiva gli dava una visione differita, gli consentiva di vedere nel passato prossimo. «Questa persistenza della visione mi divertiva», conclude Sacks. Era la prova provata su se stesso che è la mente a vedere, qualunque cosa sia la mente intesa come funzione astratta che emerge dal cervello anatomico.

In effetti L’occhio della mente è un campionario di cecità diverse: la pianista che non riesce più a leggere uno spartito, la pittrice che dopo un ictus perde e recupera la parola, l’autore di romanzi polizieschi che continua a scrivere ma non può rileggersi perché colpito da alessia, lo stesso Sacks che – come il 5 per cento della popolazione – stenta a ricordare il volto delle persone, anche le più amiche, il cieco che continua a vedere creandosi immagini mentali. Come dire: a ognuno la sua cecità. Il che è anche un apologo.

In the ‘mind’s eye the great neurologist, says the loss of vision in 3D. Starting
from a personal tragedy
Piero Bianucci
turin

Close one eye and hold out your arms to shoulder height. Now move your arms in front of you and try to bring together the left index finger with the tip of his right. Almost certainly miss the contact. Though you know well your arms, without a vision in three dimensions is difficult to move with precision, and stereo vision requires two points of view, ie two eyes. But not enough. If we look first with one eye and then with the other two images look quite different, especially for near objects. Yet both eyes using the images merge into one: a more information-rich, which allows us to estimate the distance and the relative positions of things. The processing to achieve this is complex and does not occur in the eye but in the brain, as is the case for everything related to our senses. It is discovered in the brain when something does not work.

The 3D viewing Oliver Sacks, neurologist English who lives in the United States and famous narrator of clinical cases, devotes much of his latest book, The Eye of the Mind (Vintage, 270 pages, 19 euros). A chapter about Sue Barry, the wife of an astronaut, she neurologist.

Sue was born cross-eyed but three eye muscle surgery to realign the eyes they had. Too bad it was late. By now she was 7 years old, and is in the first two years of life that the brain constructs neural circuits of the most important view. The 3D vision of Sue was so imperfect, but she did not realize it because they could make a living completely normal. It was a serious deterioration in fifty years that intervened. His world had gone flat.

Under the guidance of an optometrist, Sue began a long series of exercises to fuse the images provided in one of his eyes. So, with patience and persistence, has recovered the stereo vision (in the greek word, Sacks reminds us, means solid). How was this possible?

The answer comes from neuroscience in the last twenty years: the brain is plastic. Affected by trauma or subjected to constant exercise, within certain limits can develop alternative neural circuits. His trial today an incredible pleasure in perceiving the world: “All around me was falling slowly the snow, in large wet flakes. I saw the space between a jib and the other, and together they produced a beautiful dance-dimensional. ” The mediocre success of 3D movies is due to this, with their special effects make us aware of spatiality in which we are immersed, or taken for granted.

Except Uncle Tungsten, Sacks all the books, the first and most famous Awakenings brought to the screen by Robin Williams and Robert De Niro in The Man Who Mistook His Wife for a Hat, a See entries, etc., tell clinical cases in which trauma reveal some genetic defect or brain function. It is an exploration of scientific discovery in which sprouts from the disease. All this in a holistic and humanistic doctor-patient relationship that leads to good literature. But the second case of loss of vision in 3D back in Sacks’ eye of the mind is special because it is the history of melanoma, a malignant tumor, which has taken away the right eye.

Here the personal drama takes precedence over scientific detachment, the clinical case is metabolized so little that Sacks was able to tell only in diary form, which is a direct drive feel all his fears and anxieties. Nevertheless, Sacks maintains a calm enough to tell a revelatory experience: “I saw two men coming towards us, both with a white shirt. I stopped, closed my eyes and I realized that I could continue to observe them. When I opened my eyes, I was surprised to discover that the men in white shirts were gone. We were crossing of intersections. ” In short, developed cancer, visual perception gave him a vision deferred, allowed him to see in the recent past. “I enjoyed this persistence of vision,” concludes Sacks. It was the proof of itself that is the mind to see, no matter what the mind is understood as abstract function that emerges from the brain anatomy.

In fact, the mind’s eye is a different sample of blindness: the pianist who can no longer read music, the artist who, after a stroke and recovers lost the word, the author of detective novels who continues to write but can not reread it hit by alexia, Sacks himself who – like 5 percent of the population – hard to remember people’s faces, even the most friendly, the blind man who continues to see creandosi mental images. As if to say: to each his blindness. This is also a fable.

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RMN 7 TESLA e nuovo impatto diagnostico

ho trovato questo sito con alcune novità per la diagnostica nella Sclerosi Multipla:

http://www.healthimaging.com/index.php?option=com_articles&view=article&id=30526:radiology-7t-mri-opens-new-windows-into-ms-lesions

Radiology: 7T MRI opens new windows into MS lesions

7T MR image of MS patient brain - 160.18 Kb
7.0-T MR image of postmortem tissue sample used for histologic comparison. Source: Radiology

Combined analysis of 7T R2* and phase data may be able to distinguish between changes in tissue myelin and iron in multiple sclerosis (MS) patients, and could help in characterizing the disease process of MS lesions, according to a study published in the Nov. 14 issue of Radiology.

Jeff H. Duyn, PhD, of the National Institutes of Health in Bethesda, Md., and colleagues wanted to test the effectiveness of recently available ultra-high-field-strength MRI systems in characterizing MS. Specifically, they wanted to see if the improved contrast of susceptibility-weighted 7T MRI images, which is highly variable within and among MS lesions, is correlated to levels of iron and myelin.

The researchers obtained high-spatial-resolution susceptibility-weighted 7T MR images from 21 MS patients and investigated contrast patterns in quantitative phase and R2* images in areas defined as chronic MS lesions. Positive or negative phase shifts were assessed in each lesion. Duyn et al also performed postmortem MR imaging at 7T and 11.7T and the results were correlated with immunohistochemical staining for myelin, iron and ferritin.

Results showed that 60.5 percent of the lesions had a normal phase and a reduced R2*, while 38.2 percent had negative phase shift and a variety of appearance on R2* maps. When compared with histologic findings, R2* reduction corresponded to severe loss of iron and myelin, while negative phase shift corresponded to focal iron deposits with myelin loss.

“Changes in these parameters are interpreted as indicators of myelin and axon loss, which may follow the initial inflammatory process in MS-induced [white matter] lesions,” wrote the authors.

MS is a demyelinating disease, though prior to the current study, it was not known the extent to which myelin and iron contributed to contrast variations in susceptibility-weighted MR images.

“The observed R2* decreases suggest profound myelin loss, whereas negative phase shifts suggest a focal iron accumulation,” concluded the authors. “The tissue concentration of nonheme iron and myelin are particularly relevant to MS as they may be reflective of the underlying disease process.”

The researchers noted that one of the limitations of the study was that only one postmortem brain was available for investigation. Not all lesion types seen in vivo were available from those tissue samples, so the generalizability of the results is limited.

Other factors besides iron and myelin, such as fiber orientation and tissue microstructure, might play a role in image contrast and could be considered in future research.

Last updated on November 18, 2011 at 11:10 am EST
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Radiologia: 7T MRI apre nuove finestre in lesioni della SM
7T immagine RM del cervello malato di SM – 160,18 Kb
7.0-MR T immagine di campione post-mortem del tessuto utilizzato per il confronto istologico. Fonte: Radiologia
L’analisi combinata di * R2 7T e dati di fase può essere in grado di distinguere tra i cambiamenti nella mielina dei tessuti e del ferro in sclerosi multipla (SM) pazienti, e potrebbe aiutare a caratterizzare il processo patologico di lesioni della sclerosi multipla, secondo uno studio pubblicato nel novembre 14 problema di Radiologia.

Jeff H. Duyn, PhD, del National Institutes of Health a Bethesda, Maryland, e colleghi hanno voluto testare l’efficacia dei recenti disponibili ad altissima resistenza campo sistemi di risonanza magnetica per caratterizzare SM. In particolare, volevano vedere se il contrasto migliore di suscettibilità immagini pesate 7T risonanza magnetica, che è altamente variabile all’interno e tra le lesioni della SM, è correlata ai livelli di ferro e di mielina.

I ricercatori hanno ottenuto ad alta risoluzione spaziale suscettibilità ponderata 7T immagini RM di 21 pazienti con sclerosi multipla ed esaminati i modelli di contrasto in fase quantitativa e immagini * R2 in aree definite come lesioni della SM cronica. Spostamenti di fase positiva o negativa sono stati valutati in ogni lesione. Duyn et al post-mortem anche eseguito la RM a 7T e 11.7T ei risultati sono stati correlati con colorazione immunoistochimica per la mielina, il ferro e la ferritina.

I risultati hanno mostrato che il 60,5 per cento delle lesioni avuto una fase normale e un * R2 ridotto, mentre il 38,2 per cento aveva spostamento di fase negativa e una varietà di comparsa sulle mappe * R2. Quando confrontato con i risultati istologici, R2 * riduzione corrispondeva a grave perdita di ferro e di mielina, mentre sfasamento negativo corrisponde a depositi di ferro focale con perdita di mielina.

“I cambiamenti in questi parametri sono interpretati come indicatori di perdita di mielina e assoni, che possono seguire il processo infiammatorio iniziale in modalità MS-indotta [sostanza bianca] lesioni”, ha scritto gli autori.

La sclerosi multipla è una malattia demielinizzante, anche se prima di questo studio, non si sapeva fino a che punto della mielina e il ferro ha contribuito alle variazioni di contrasto nella suscettibilità immagini pesate MR.

“La diminuzione osservata * R2 suggeriscono una profonda perdita di mielina, mentre si sposta fase negativa suggerire un accumulo focale di ferro”, ha concluso gli autori. “La concentrazione tissutale di ferro non-eme e di mielina sono particolarmente rilevanti a MS in quanto potrebbero essere riflessivo del processo di malattia di base.”

I ricercatori hanno notato che uno dei limiti dello studio è stato che solo un cervello post-mortem era disponibile per le indagini. Non tutti i tipi di lesione visto in vivo erano disponibili da quei campioni di tessuto, per cui la generalizzabilità dei risultati è limitata.

Altri fattori oltre a ferro e mielina, come l’orientamento delle fibre e la microstruttura del tessuto, potrebbe giocare un ruolo nel contrasto dell’immagine e potrebbe essere considerato nella ricerca futura.

Ultimo aggiornamento il 18 novembre, 2011 at 11:10 EST

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Radiologie: 7T IRM ouvre de nouvelles fenêtres dans les lésions de SEP
7T MR image du cerveau du patient MS – 160,18 Ko
7.0-T l’image de l’échantillon MR tissus post-mortem utilisées pour la comparaison histologique. Source: Radiologie
L’analyse combinée des R2 * 7T et des données de phase peut être capable de distinguer entre les changements dans la myéline des tissus et de fer dans la sclérose en plaques (SEP) des patients, et pourrait aider à caractériser le processus de la maladie des lésions de SP, selon une étude publiée dans le novembre 14 question de la radiologie.

Jeff H. Duyn, Ph.D., du National Institutes of Health à Bethesda, Maryland, et ses collègues ont voulu tester l’efficacité de la récente disponible à ultra-haute intensité de champ des systèmes d’IRM dans la caractérisation MS. Plus précisément, ils voulaient voir si l’amélioration du contraste de susceptibilité pondéré 7T images IRM, qui est très variable au sein et entre les lésions de SEP, est corrélée à des niveaux de fer et de la myéline.

Les chercheurs ont obtenu de haute résolution spatiale de sensibilité pondérée images IRM 7T de 21 patients atteints de SEP et étudié les modèles de contraste dans la phase quantitative et images * R2 dans les zones définies comme les lésions de SEP chronique. Déphasages positifs ou négatifs ont été évalués dans chaque lésion. Duyn et autres ont également effectué l’autopsie IRM 7T et à 11,7 T et les résultats ont été corrélés avec coloration immunohistochimique pour la myéline, le fer et la ferritine.

Les résultats ont montré que 60,5 pour cent des lésions avaient une phase normale et une R2 * réduite, tandis que 38,2 pour cent avaient déphasage négatif et une variété d’apparition sur les cartes * R2. En comparaison avec les résultats histologiques, R2 * de réduction correspondait à une perte importante de fer et de la myéline, tandis déphasage négatif correspondait à des gisements de fer focal avec la perte de myéline.

«Les variations de ces paramètres sont interprétés comme des indicateurs de la myéline et la perte axonale, qui peut suivre le processus inflammatoire initiale dans MS-induite [substance blanche] des lésions”, écrivent les auteurs.

La SEP est une maladie démyélinisante, bien avant l’étude actuelle, on ne savait pas dans quelle mesure la myéline et de fer ont contribué à des variations dans la sensibilité de contraste des images pondérées MR.

«Les diminutions observées * R2 suggèrent une profonde perte de myéline, tandis que les décalages de phase négative suggère une accumulation de fer central», a conclu les auteurs. “La concentration tissulaire du fer non héminique et de la myéline sont particulièrement pertinentes pour MS, car ils peuvent être le reflet de l’évolution de la maladie sous-jacente.”

Les chercheurs ont noté que l’une des limites de l’étude était que seul un cerveau post-mortem était disponible aux fins d’enquête. Pas tous les types de lésions observés in vivo ont été disponibles à partir de ces échantillons de tissus, donc la généralisation des résultats est limitée.

D’autres facteurs que le fer et la myéline, comme l’orientation des fibres et microstructure des tissus, pourrait jouer un rôle dans le contraste d’image et pourrait être pris en compte dans les recherches futures.

Dernière mise à jour le 18 Novembre 2011 à 11h10 HNE

dal sito "finanza in chiaro"…. ancora controversie per la CCSVI

dal sito: http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=11002

vi riporto cosa ho trovato, sono vari pezzi “copiati dal sito di cui sopra il link”

ancora controversie per la sperimentazione sulla CCSVI come concausa o causa della sclerosi multipla…

Secondo il chirurgo italiano uno dei fattori scatenanti la sclerosi multipla sarebbe un’anomalia a livello venoso (CCSVI), risolvibile tramite un intervento di angioplastica. Nel commento di Roger Chafe del Memorial University of Newfoundland si parla del Canada, uno dei paesi, insieme all’Italia, dove il dibattito è più acceso.E dove i pazienti premono di più sulla comunità scientifica perché accolga l’ipotesi Zamboni.

In Canada, infatti, la teoria del medico ferrarese ha avuto un’ampia diffusione mediatica, ma è rimasta fuori dai consessi scientifici. Né la Multiple Sclerosis Society of Canada (MSSC), né gli enti di ricerca indipendenti sparsi sul territorio, infatti, hanno dato inizio a trial clinici per verificare l’efficacia del trattamento chirurgico. E, ovviamente, non hanno dato il loro benestare a eseguire le angioplastiche sui malati. La posizione dei medici e delle società scientifiche canadesi è chiara: in assenza di evidenze certe, lo sviluppo di trial interventistici potrebbe essere troppo rischioso per i pazienti. Per ora, la MSSC si limita a finanziare studi osservazionali per verificare l’associazione tra le due patologie, proprio come sta facendo in Italia l’Aism-Fism.

……….

La terapia per la sclerosi multipla proposta dal professor Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara è ora arrivata sulle pagine di Nature.
Di Admin (del 07/07/2011 @ 14:00:55, in it – Scienze e Societa, id 601 warp)

Secondo il chirurgo italiano uno dei fattori scatenanti la sclerosi multipla sarebbe un’anomalia a livello venoso (CCSVI), risolvibile tramite un intervento di angioplastica. Nel commento di Roger Chafe del Memorial University of Newfoundland si parla del Canada, uno dei paesi, insieme all’Italia, dove il dibattito è più acceso.E dove i pazienti premono di più sulla comunità scientifica perché accolga l’ipotesi Zamboni.

……

In Canada, infatti, la teoria del medico ferrarese ha avuto un’ampia diffusione mediatica, ma è rimasta fuori dai consessi scientifici. Né la Multiple Sclerosis Society of Canada (MSSC), né gli enti di ricerca indipendenti sparsi sul territorio, infatti, hanno dato inizio a trial clinici per verificare l’efficacia del trattamento chirurgico. E, ovviamente, non hanno dato il loro benestare a eseguire le angioplastiche sui malati. La posizione dei medici e delle società scientifiche canadesi è chiara: in assenza di evidenze certe, lo sviluppo di trial interventistici potrebbe essere troppo rischioso per i pazienti. Per ora, la MSSC si limita a finanziare studi osservazionali per verificare l’associazione tra le due patologie, proprio come sta facendo in Italia l’Aism-Fism.

C’è un risvolto della medaglia: alcuni pazienti hanno fatto le valigie e sono partiti diretti verso cliniche private estere per sottoporsi a interventi di angioplastica. Non senza rischi. Nel frattempo i sostenitori del metodo Zamboni hanno continuato a crescere, grazie soprattutto a Facebook e Youtube, usati per diffondere le testimonianze positive di chi si è già sottoposto alla cosiddetta “terapia della liberazione”. E dai social media continuano le richieste di accesso pubblico agli interventi di angioplastica o di trial clinici, “senza –  come sottolinea Nature  – che se ne conoscano necessariamente le potenziali limitazioni”. Secondo la rivista, il fenomeno dei social media pone due diversi quesiti. Il primo di comunicazione medico-paziente: ovvero, se il pubblico usa i social network per organizzarsi e diffondere informazioni, forse gli scienziati dovrebbero fare lo stesso, cercando di spiegare tutti gli aspetti di una problematica.

Il secondo è questo: può la mobilitazione sociale influenzare il funzionamento della ricerca? Normalmente infatti, i trial interventistici hanno luogo solo dopo studi osservazionali incoraggianti. C’è però la possibilità che la voce dei social network possa esercitare una forte pressione nei confronti delle istituzioni politiche e scientifiche per favorire l’inizio di trial clinici, prima ancora che sia raggiunto un consenso scientifico. Una posizione giustificabile in determinati casi, secondo Nature, quando viene adottata per esempio per evitare che i malati scelgano di farsi operare chissà dove, esponendosi a ulteriori rischi. Una situazione, questa, non lontana da quella che si è verificata in Italia, dove, come dichiarato dal professor Massimo Del Sette, per motivi di “salute pubblica” si è deciso di dare il via a un “studio scientifico rigoroso” di intervento, come BRAVE DREAMS in cui includere i pazienti.

from site: http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=11002

I report what I found, the pieces are “copied from the site above the link”

even disputes as to experiments on CCSVI contributing cause or causes of multiple sclerosis …

According to an Italian surgeon triggers of multiple sclerosis have an abnormality in the venous (CCSVI), resolved by angioplasty. In the commentary by Roger Chafe at Memorial University of Newfoundland is spoken in Canada, one of the countries, with Italy, where the debate is more acceso.E where patients are pressing more on the scientific community to accept the hypothesis Zamboni.

In Canada, in fact, the theory of the physician of Ferrara has had wide media coverage, but remained outside the scientific fora. Neither the Multiple Sclerosis Society of Canada (MSSC), or independent research bodies across the area, in fact, have initiated clinical trials to test the effectiveness of surgical treatment. And, of course, have not given their approval to perform angioplasty on patients. The position of the medical and scientific societies Canadians is clear: in the absence of certain evidence, the development of interventional trials may be too risky for patients. For now, the MSSC is limited to finance observational studies to test the association between the two diseases, just as Italy is doing in the IMF-Aism.

……….
The therapy for multiple sclerosis proposed by Professor Paolo Zamboni, University of Ferrara has now reached the pages of Nature.
Admin (07/07/2011 @ 14:00:55’s in it – and Sciences Company, 601 id warp)

According to an Italian surgeon triggers of multiple sclerosis have an abnormality in the venous (CCSVI), resolved by angioplasty. In the commentary by Roger Chafe at Memorial University of Newfoundland is spoken in Canada, one of the countries, with Italy, where the debate is more acceso.E where patients are pressing more on the scientific community to accept the hypothesis Zamboni.

……

In Canada, in fact, the theory of the physician of Ferrara has had wide media coverage, but remained outside the scientific fora. Neither the Multiple Sclerosis Society of Canada (MSSC), or independent research bodies across the area, in fact, have initiated clinical trials to test the effectiveness of surgical treatment. And, of course, have not given their approval to perform angioplasty on patients. The position of the medical and scientific societies Canadians is clear: in the absence of certain evidence, the development of interventional trials may be too risky for patients. For now, the MSSC is limited to finance observational studies to test the association between the two diseases, just as Italy is doing in the IMF-Aism.

There is a downside: some patients have packed their bags and set off on their way to foreign private clinics to undergo angioplasties. Not without risks. Meanwhile, supporters of the method Zamboni continued to grow, thanks to Facebook and Youtube, used to spread positive testimonies of those who have already undergone the so-called “therapy of liberation.” And social media are continuing requests for public access to angioplasties or clinical trials, “not – as pointed out by Nature – not necessarily know that if the potential limitations.” According to the magazine, the phenomenon of social media poses two different questions. The first of doctor-patient communication: that is, if the public uses social networks to organize and disseminate information, perhaps scientists should do the same, trying to explain all aspects of an issue.

The second is this: social mobilization can influence the search function? Normally, in fact, the trial take place only after interventional observational studies encouraging. However, there is the possibility that the voice of social networks can exert strong pressure on the political and scientific institutions to promote the start of clinical trials, even before it reached a scientific consensus. A position justified in certain cases, according to Nature, for example, when taken to prevent patients choose to undergo surgery somewhere, exposing themselves to additional risks. That situation is not far from what occurred in Italy, where, as stated by Professor Massimo Del Sette, for reasons of “public health” has decided to kick off a “rigorous scientific study” of intervention, As BRAVE DREAMS in which patients included.

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Staminali e sclerosi multipla

http://www.corriere.it/salute/11_luglio_30/sclerosi-staminali-scienziato-

Paolo Muraro parteciperà a un esperimento
per cercare di sconfiggere la malattia degenerativa

Paolo Muraro
Paolo Muraro
MILANO – Al via in Gran Bretagna un importante trial clinico internazionale per verificare l’effetto delle cellule staminali come terapia della sclerosi multipla, guidato da uno scienziato italiano: i pazienti che saranno inclusi nello studio riceveranno iniezioni di staminali prelevate dal loro stesso midollo osseo, nella speranza che queste cellule raggiungano le zone danneggiate del sistema nervoso e le riparino.

CINQUE ANNI PER I PRIMI RISULTATI – Ci vorranno almeno cinque anni per i risultati definitivi dell’esperimento, riporta la stampa britannica. Gli scienziati inglesi hanno ricevuto fondi pari a un milione di sterline dalla Multiple Sclerosis Society e della Uk Stem Cell Foundation per tre studi che indaghino prima di tutto la sicurezza del trattamento. Poi, si passerà a valutarne l’efficacia. Uno dei tre trial, guidato da Paolo Muraro dell’Imperial College di Londra, sarà condotto a livello internazionale con 200 pazienti arruolatì fra Inghilterra, Scozia, Stati Uniti, Canada e anche Italia. «Le cellule staminali – dice l’esperto – hanno un grande potenziale contro la sclerosi. L’effetto che stiamo cercando di ottenere è quello di ridurre le recidive, fermare la progressione della disfunzione neurologica e ridurre la disabilità dei malati. Questa è la prima volta che ricercatori di tutto il mondo collaborano per testare una terapia con cellule staminali in un trial su larga scala». (Fonte: Adnkronos)
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MRI pattern recognition in MS

MRI pattern recognition in Multiple Sclerosis

PLoS One. 2011;6(6):e21138. Epub 2011 Jun 17.

MRI pattern recognition in multiple sclerosis normal-appearing brain areas.

Source

Bernstein Center for Computational Neuroscience Berlin, Charité – University Medicine, Berlin, Germany.

Abstract

OBJECTIVE:

Here, we use pattern-classification to investigate diagnostic information for multiple sclerosis (MS; relapsing-remitting type) in lesioned areas, areas of normal-appearing grey matter (NAGM), and normal-appearing white matter (NAWM) as measured by standard MR techniques.

METHODS:

A lesion mapping was carried out by an experienced neurologist for Turbo Inversion Recovery Magnitude (TIRM) images of individual subjects. Combining this mapping with templates from a neuroanatomic atlas, the TIRM images were segmented into three areas of homogenous tissue types (Lesions, NAGM, and NAWM) after spatial standardization. For each area, a linear Support Vector Machine algorithm was used in multiple local classification analyses to determine the diagnostic accuracy in separating MS patients from healthy controls based on voxel tissue intensity patterns extracted from small spherical subregions of these larger areas. To control for covariates, we also excluded group-specific biases in deformation fields as a potential source of information.

RESULTS:

Among regions containing lesions a posterior parietal WM area was maximally informative about the clinical status (96% accuracy, p<10(-13)). Cerebellar regions were maximally informative among NAGM areas (84% accuracy, p<10(-7)). A posterior brain region was maximally informative among NAWM areas (91% accuracy, p<10(-10)).

INTERPRETATION:

We identified regions indicating MS in lesioned, but also NAGM, and NAWM areas. This complements the current perception that standard MR techniques mainly capture macroscopic tissue variations due to focal lesion processes. Compared to current diagnostic guidelines for MS that define areas of diagnostic information with moderate spatial specificity, we identified hotspots of MS associated tissue alterations with high specificity defined on a millimeter scale.

PMID:
21695053
[PubMed – in process]
PMCID: PMC3117878

Free PMC Article

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Figure 1
Figure 2
Figure 3
Figure 4

LinkOut – more resources

Pattern recognition risonanza magnetica in diverse aree del cervello sclerosi aspetto normale.
Weygandt M, Hackmack K, Pfüller C, Bellmann Strobl-J, Paolo F, Zipp F, JD Haynes.
Fonte

Bernstein Center for Computational Neuroscience Berlino, Charité – Università di Medicina, Berlino, Germania.
Astratto
OBIETTIVO:

Qui, usiamo schema di classificazione per indagare le informazioni di diagnostica per la sclerosi multipla (SM; recidivante-remittente tipo) in aree di lesione, aree di aspetto normale materia grigia (NAGM), e di aspetto normale della sostanza bianca (NAWM), misurato dalla norma MR tecniche.
METODI:

Una mappatura lesione è stata effettuata da un neurologo esperto per Turbo Inversion Recovery Magnitude (TIRM) le immagini dei singoli soggetti. Combinando questa mappatura con i modelli da un atlante neuroanatomic, le immagini sono state TIRM segmentato in tre aree di tipi di tessuto omogeneo (lesioni, NAGM e NAWM) dopo la standardizzazione spaziale. Per ogni area, un algoritmo lineare Vector Machine Support è stato utilizzato in diverse analisi di classificazione locale per determinare l’accuratezza diagnostica nel separare i pazienti con SM da controlli sani sulla base di modelli tessuto intensità voxel estratto da piccolo subregioni sferica di queste aree più grandi. Per controllare per le covariate, abbiamo anche escluso gruppi specifici pregiudizi nei campi di deformazione come una potenziale fonte di informazioni.
RISULTATI:

Tra le regioni contenenti lesioni uno posteriore zona parietale WM è stato al massimo informativo sullo stato clinico (96% di precisione, p <10 (-13)). Regioni cerebellari sono state al massimo informativo tra aree NAGM (84% di precisione, p <10 (-7)). Una regione del cervello posteriore era al massimo informativo tra aree NAWM (91% di precisione, p <10 (-10)).
INTERPRETAZIONE:

Abbiamo identificato le regioni che indicano MS in lesione, ma anche NAGM, e le aree NAWM. Ciò integra la percezione attuale che le tecniche standard di MR soprattutto catturare le variazioni del tessuto macroscopici dovuti a processi di lesione focale. Rispetto alle attuali linee guida di diagnostica per MS che definiscono le aree di informazioni diagnostiche con moderata specificità spaziale, abbiamo identificato gli hotspot di MS alterazioni dei tessuti associati con alta specificità definite su scala millimetrica.

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Reconnaissance des formes d’IRM dans les zones de sclérose en plaques du cerveau d’apparence normale.
Weygandt M, Hackmack K, C Pfüller, Bellmann-J Strobl, Paul F, F Zipp, Haynes JD.
Source

Bernstein Center for Computational Neuroscience de Berlin, Charité – Médecine universitaire, Berlin, Allemagne.
Résumé
OBJECTIF:

Ici, nous utilisons modèle de classification pour enquêter sur des informations de diagnostic de sclérose en plaques (SEP; rémittente type) dans les zones lésées, des zones d’apparence normale de la matière grise (Nagm), et d’apparence normale de la matière blanche (NAWM) tel que mesuré par la norme techniques de RM.
Méthodes:

Une cartographie lésion a été réalisée par un neurologue expérimenté pour Turbo Inversion Recovery Magnitude (CRIT) des images de sujets individuels. En combinant cette cartographie avec des modèles à partir d’un atlas neuroanatomiques, les images ont été segmentées CRIT en trois zones de types de tissus homogènes (lésions, Nagm et NAWM) après normalisation spatiale. Pour chaque domaine, un algorithme de support linéaire Vector machine a été utilisée dans de multiples analyses de classification local pour déterminer la précision diagnostique à séparer les patients SEP de contrôle en santé basée sur les modèles voxel intensité de tissus extraits de petits sous-sphériques de ces grandes zones. Pour contrôler les covariables, nous avons également exclus du groupe-spécifiques dans les champs de déformation des préjugés comme une source potentielle d’information.
RÉSULTATS:

Parmi les régions contenant des lésions une zone de WM pariétal postérieur est au maximum d’information sur l’état clinique (précision de 96%, p <10 (-13)). Régions du cervelet ont été au maximum d’information entre les zones Nagm (84% de précision, p <10 (-7)). Une région du cerveau postérieur est au maximum d’information entre les zones NAWM (91% de précision, p <10 (-10)).
Interprétation:

Nous avons identifié des régions MS en indiquant lésion, mais aussi Nagm, et les zones NAWM. Cela complète la perception actuelle que les techniques standard MR essentiellement capter les variations macroscopique des tissus due à des processus lésion focale. Comparé aux recommandations actuelles de diagnostic pour MS qui définissent les zones d’informations de diagnostic avec une spécificité spatiale modérée, nous avons identifié les points chauds des altérations tissulaires associées MS avec une grande spécificité définie sur une échelle millimétrique.

Sclerosi multipla, tra verità e pregiudizi by Donatella Barus-

Sclerosi multipla, tra verità e pregiudizi.

Della sclerosi multipla si parla pochissimo e spesso i pregiudizi superano la verità. Per esempio, c’è chi fa un’equazione automatica tra sclerosi multipla e sedia a rotelle, chi crede che la diagnosi rappresenti un’immediata condanna a evidenti disabilità e c’è perfino chi teme forme di contagio. Niente di tutto questo: l’andamento della malattia è variabilissimo da una persona all’altra, con effetti a volte molto ridotti. Poi, la sclerosi non si può trasmettere in alcun modo. Quella che il malato combatte è una guerra tutta interna all’organismo, in cui si fronteggiano le cellule del sistema immunitario e le altre del sistema nervoso, una lotta che durerà tutta la vita, con un impatto imprevedibile sull’esistenza di ciascun individuo. Ciò che si sa al momento della diagnosi è che da quell’istante in poi bisognerà scendere a patti con la malattia.

Qualche volta i sintomi sono invisibili
È vero, ci sono pazienti che, nei casi più gravi, non riescono a camminare bene, a muovere un braccio o a compiere i gesti più semplici, a volte fin dagli esordi della malattia e con un rapido aggravarsi della situazione. Ma per altri, per molti altri, la vita può continuare come prima, tranne che in sporadici momenti di difficoltà, tanto che diventa complicato accettare di seguire una terapia anche nei lunghi periodi di benessere. Ci sono sintomi lampanti, le mani che tremano, le cadute troppo facili, l’impossibilità di scendere pochi gradini, e altri quasi invisibili, come la spossatezza, la difficoltà a ricordare un appuntamento o a concentrarsi per risolvere un problema.
«La patologia si manifesta soprattutto in persone giovani, spesso prima dei quarant’anni», dice Giancarlo Comi, docente di neurologia all’ Università Vita Salute San Raffaele di Milano. «Prevederne il decorso non si può. La strategia è piuttosto quella di arrivare prima possibile a una diagnosi precisa, per esser certi di ciò che abbiamo di fronte e, quindi, colpire duro con tutte le risorse terapeutiche a disposizione». La sclerosi multipla, o sclerosi a placche, si scatena quando il sistema immunitario va fuori controllo e i globuli bianchi (i soldati che dovrebbero difendere l’organismo) distruggono progressivamente la guaina mielinica, cioè il rivestimento che ricopre le fibre nervose nel cervello e nel midollo spinale e che, come fossero fili elettrici, garantisce la trasmissione veloce ed efficiente degli impulsi nervosi.

Se la mielina, che costituisce la gran parte del rivestimento, viene danneggiata in modo grave, il nervo resta scoperto o cicatrizzato in alcune zone, e il segnale nervoso che parte dal cervello per raggiungere le varie parti del corpo viene interrotto, con conseguenze diverse a seconda delle aree coinvolte: da problemi del controllo di determinati movimenti, o delle funzioni vescicali, a difficoltà cognitive, e così via. Alcune lesioni possono restare asintomatiche, mentre altre creano difficoltà gravi e disabilitanti. Quello che succederà alla persona malata dipende in gran parte dal caso ed è per questo che le manifestazioni della malattia sono così diverse tra loro.

Scoperto in Italia il virus che inganna l’organismo
Ma perché i globuli bianchi scambiano la mielina per un nemico e la distruggono? La causa non è ancora nota con certezza, ma oggi si pensa che vi siano alcune caratteristiche genetiche che predispongono all’errore del sistema di difesa. Da sole, però, non sono sufficienti a sviluppare la malattia. Ci vuole un fattore esterno capace di innescare la reazione immunitaria abnorme e si tratta, con ogni probabilità, di un agente infettante con cui si entra in contatto molto presto, nei primi 15-20 anni di vita. Da tempo i ricercatori sono a caccia di questo elemento scatenante e hanno esaminato uno a uno vari virus, come quelli che provocano il morbillo o l’herpes, senza conferme conclusive. Studi condotti dal dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell’Istituto superiore di sanità a Roma, hanno puntato il dito contro il virus di Epstein Barr, della famiglia degli herpes virus, causa tra l’altro della mononucleosi, la cosiddetta malattia del bacio. L’ipotesi è che il virus mostri dei componenti in parte simili a quelli delle cellule nervose e provochi, per questo, l’attivazione dei linfociti in grado di combatterlo. Poi, però, per un fatale errore di identikit, quei linfociti si dirigono verso il sistema nervoso centrale, penetrano la barriera che normalmente protegge il cervello e attivano una reazione infiammatoria che porta alla distruzione della mielina. Il processo di danneggiamento nervoso, determinato dall’accumularsi di lesioni nel tempo, rimane sconosciuto finché non viene colpita in modo massiccio una via nervosa o viene compromessa una parte consistente delle fibre nervose in una certa area del cervello.

Chi è malato può avere figli senza problemi
Parlare di fattori genetici non significa che la sclerosi multipla sia ereditaria, così come parlare di agente infettante non vuol dire che sia un male contagioso. Né un’alterazione del Dna né un virus bastano a provocare una malattia che colpisce circa una persona ogni 1.100 abitanti. Avere la sclerosi multipla o avere un familiare che ne è affetto non è un motivo per decidere di non mettere al mondo un figlio. E il 90% dei malati non ha alcun parente con questa patologia. Nella maggior parte dei casi, la malattia si manifesta con attacchi sporadici che si susseguono, magari una volta l’anno per dieci o vent’anni, e solo in un secondo tempo entra in una fase progressiva, quando l’organismo non ce la fa più a riprendersi dagli attacchi e il cervello non riesce a compensare i danni accumulati a carico delle fibre nervose.

Ma esistono casi fortunati di forme benigne, in cui anche a decenni dal primo attacco non si peggiora e si può vivere senza problemi gravi. Da una quindicina d’anni a questa parte esistono farmaci che sembrano riuscire, in molti casi, a cambiare il decorso della malattia, influenzando la risposta immunitaria (immunomodulatori, come l’interferone beta ricombinante, il copolimero 1 e il natalizumab, per le forme recidivanti molto gravi o che non rispondono ad altre terapie), oppure ostacolandola (immunosoppressori, come l’azatioprina, il mitoxantrone e la ciclofosfamide). «L’approccio più innovativo», continua Comi, «è quello di avviare terapie intense molto prima che si manifestino disabilità permanenti, utilizzando tutti gli strumenti possibili per arrivare a diagnosi certe e tempestive, escludendo altre patologie che provocano sintomi simili a quelli della sclerosi multipla, come il lupus eritematoso sistemico, la borelliosi (infezione che si prende dalle zecche) o la sclerosi sistemica».

Un percorso terapeutico personalizzato
Le cure hanno effetti collaterali tutt’altro che trascurabili (l’interferone, per esempio, va iniettato almeno settimanalmente e può procurare, talvolta, fugaci malesseri simili a quelli dell’influenza), ma permettono spesso di ottenere buoni risultati. Anche gli studi sulle cellule staminali stanno aprendo interessanti possibilità. C’è, infine, una grande varietà di medicinali, come i cortisonici e gli antinfiammatori, che possono servire a mitigare i sintomi. Un ruolo essenziale per la qualità di vita dei malati spetta alla riabilitazione e al lavoro congiunto di neurologi, fisioterapisti, logopedisti, infermieri, psicologi, urologi, sessuologi, oculisti. Ogni diagnosi apre un percorso terapeutico personalizzato.
Donatella Barus – OK La salute prima di tutto

Of multiple sclerosis and often says very little about the prejudices than the truth. For example, some make an equation between automatic and multiple sclerosis in a wheelchair, those who believe that the diagnosis represents an immediate condemnation from perceived disability and there is even those who fear forms of infection. None of this: the course of disease is It varies from person to person, sometimes with very small effects. Then, the MS can not be transmitted in any way. What the patient is fighting a war across the internal body, which face the immune system cells and other nervous system, a struggle that will last a lifetime, with an unpredictable impact on the existence of each individual. What is known at the time of diagnosis is that from that moment on, we must come to terms with the disease.

Sometimes the symptoms are invisible
True, there are patients who, in severe cases, can not walk well, to move an arm or simple gestures, sometimes from the beginning of the disease and a rapid worsening of the situation. But for others, for many, life can continue as before, except in occasional moments of difficulty, so that it becomes difficult to accept to undergo therapy during long periods of prosperity. There are obvious symptoms, the trembling hands, falls too easily, the inability to get off a few steps, and others almost invisible, such as fatigue, difficulty concentrating or remembering an appointment to resolve a problem.
“The disease occurs mainly in young people, often before the age of forty,” said Giancarlo Comi, a professor of neurology at ‘Vita Salute San Raffaele University in Milan. “Predicting the course you can not. The strategy is rather to arrive at an accurate diagnosis as soon as possible, to make sure of what we face and then hit hard with all the therapeutic resources available. ” Multiple sclerosis, or multiple sclerosis, is triggered when the immune system goes out of control and white blood cells (the soldiers should defend the body) gradually destroys the myelin sheath, which is the coating that covers nerve fibers in the brain and spinal cord and that, as were electrical wires, ensure fast and efficient transmission of nerve impulses.

If the myelin, which forms the bulk of the coating is severely damaged, the nerve is discovered or healed in some areas, and that the nerve signal from the brain to reach the various parts of the body is interrupted, with different consequences Depending on the affected areas: problems of control of certain movements or bladder function, cognitive difficulties, and so on. Some lesions may remain asymptomatic, while others create serious difficulties and debilitating. What will happen to the sick person depends largely on the case and that is why the manifestations of the disease are so varied.

In Italy discovered the virus that tricks the body
But because the white blood cell exchange for the myelin and destroy an enemy? The cause is not yet known with certainty, but today it is thought that there are certain genetic characteristics that predispose to error of the defense system. By themselves, however, are not sufficient to develop the disease. It takes an external factor that can trigger the abnormal immune reaction and it is in all probability, of an infectious agent with whom you come into contact very early in the first 15-20 years of life. For some time, researchers are hunting for this trigger and examined one by one, various viruses, such as those that cause measles or herpes, no conclusive confirmation. Studies conducted by the Department of Cell Biology and Neuroscience Institute of Health in Rome, pointed the finger at the Epstein Barr virus, herpes family of viruses, among other things because of mononucleosis, the so-called kissing disease. The hypothesis is that the virus shows some components similar to those of nerve cells and cause for this, the activation of lymphocytes able to fight it. But then a fatal error of identikit, these cells are directed towards the central nervous system, penetrate the barrier that normally protects the brain and trigger an inflammatory reaction that leads to destruction of myelin. The process of nerve damage, as determined by the accumulation of lesions over time remains unknown until it is hit by a massive one pathway is compromised or a substantial part of the nerve fibers in a certain area of ​​the brain.

Who is sick can have children without problems
Speaking of genetic factors does not mean that MS is inherited, as well as talk of infectious agent is not to say that’s a bad thing contagious. Neither virus nor an alteration of the DNA enough to cause a disease that affects about one person every 1,100 inhabitants. Having multiple sclerosis or have a family that is affected is not a reason for deciding not to give birth to a son. And 90% of patients have no relative with the disease. In most cases, the disease is manifested by sporadic attacks that follow, maybe once a year for a decade or two, and only later enter a progressive phase, when the body can not make it longer to recover from the attacks and the brain can not compensate for the damage accumulated load of nerve fibers.

But there are cases of benign lucky, even after decades in which the first attack does not get worse and you can live without serious problems. For fifteen years now, there are drugs that seem to be able, in many cases, to change the course of the disease affecting the immune response (immune modulators, such as recombinant interferon beta, copolymer 1 and natalizumab, the forms recurrent life-threatening or unresponsive to other treatments) or weak (immunosuppressants such as azathioprine, cyclophosphamide and mitoxantrone). “The most innovative approach,” continues Comi, “is to undertake a very intensive therapy before they appear permanent disability, using all means possible to get reliable and timely diagnosis, excluding other diseases that cause symptoms similar to those of MS multiple, such as lupus erythematosus, the borreliosis (infection by ticks that it takes) or systemic sclerosis.

A personal therapeutic journey
The side effects of medication are far from negligible (interferon, for example, is injected at least weekly and can deliver, sometimes fleeting discomfort similar to flu), but can often get good results. Even studies on stem cells are opening up interesting possibilities. Finally, there is a wide variety of drugs such as steroids and anti-inflammatory, which may serve to mitigate the symptoms. An essential role for the quality of life of patients is for the rehabilitation and the joint work of neurologists, physiotherapists, speech therapists, nurses, psychologists, urologists, sexologists, ophthalmologists. Each opens a therapeutic diagnosis customized.

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Stress e SM, non pare ci sia correlazione dal sito AISM

http://www.aism.it/index.aspx?codpage=2011_06_stress

Nessun collegamento tra stress e sviluppo della sclerosi multipla

01/06/2011

In passato diversi studi hanno suggerito un collegamento tra stress e comparsa di una ricaduta di SM, così come altri studi avevano collegato eventi stressanti con l’insorgenza della sclerosi multipla, ma in entrambi i casi non vi è ancora una chiara evidenza scientifica.

Allo scopo di chiarire queste correlazioni un gruppo di ricercatori norvegesi, coordinati dal prof. T. Riise, (Università di Bergen, Norvegia) ha sviluppato una ricerca  su un campione di donne del Nurses ‘Health Study, che coinvolge centinaia di migliaia di infermiere seguite nel tempo, pubblicata in questi giorni sulla rivista Neurology.

In particolare tale popolazione era costituita da due gruppi denominati NHS1 e NHS2, il primo comprendeva 121.700 infermieri età compresa tra i 30-55 che sono stati seguiti dal 1976, mentre il secondo comprendeva 116.671 infermieri età compresa tra i 25-42 che sono stati seguiti dal 1989. I partecipanti hanno risposto a questionari sulla loro storia passata di eventi stressanti, in  particolare è stato chiesto loro di riferire sulla condizione di stress generale a casa e al lavoro, così come eventuali  abusi fisici e sessuali durante l’infanzia e l’adolescenza.

Una piccola parte delle infermiere partecipanti ha sviluppato la SM e i ricercatori hanno potuto confrontare le risposte fornite in merito ai fattori di stress tra coloro che hanno sviluppato sclerosi multipla e quelli che non hanno sviluppato la malattia, concludendo che i loro risultati non supportano un ruolo importante dello stress nello sviluppare la SM.

Gli autori concludono che questo studio non supporta un ruolo importante per lo stress nello sviluppo della sclerosi multipla, ma suggeriscono che sono necessarie ulteriori ricerche per escludere definitivamente lo stress come un fattore di rischio per la SM.

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No connection between stress and development of multiple sclerosis
01/06/2011

In the past, several studies have suggested a link between stress and the appearance of a relapse of MS, as well as other studies have related stressful events with onset of MS, but in both cases there is still no clear scientific evidence.

In order to clarify these correlations a group of Norwegian researchers, coordinated by prof. T. Riise, (University of Bergen, Norway) has developed a research on a sample of women in the Nurses’ Health Study, involving hundreds of thousands of nurses followed over time, recently published in the journal Neurology.

In particular, this population consisted of two groups called NHS1 and NHS2, the first consisted of 121,700 nurses aged 30-55 who were followed from 1976, while the second included 116,671 nurses aged 25-42 who were followed since 1989. The participants answered questionnaires about their past history of stressful events, in particular they were asked to report on the general condition of stress at home and at work, as well as possible physical and sexual abuse during childhood and adolescence.

A small part of the nurse participants had developed MS, and researchers could compare the responses on the factors of stress among those who developed multiple sclerosis and those who did not develop the disease, concluding that their results do not support an important role stress to develop MS.

The authors conclude that this study does not support a role for stress in the development of multiple sclerosis, but suggest that further research is needed to definitively rule out stress as a risk factor for MS.

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Sclerosi multipla, microbatterio sospetta causa

Micobatteri e Sclerosi Multipla

Lo studio è dell’università di Sassari e Cagliari

Lo studio è dell'università di Sassari e CagliariLo studio è dell’università di Sassari e Cagliari

Sassari, 16-04-2011

Un gruppo di ricercatori sardi delle Università di Sassari e Cagliari ha identificato il microbatterio che potrebbe essere il probabile fattore scatenate della sclerosi multipla.

Il Mycobacterium avium subspecies paratuberculosis (Map), che causa la paratubercolosi nei ruminanti, potrebbe essere una delle cause della sclerosi multipla.

I primi risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica internazionale “PloS One”. Il gruppo di ricercatori ha identificato una proteina del Map altamente omologa a una proteina umana che viene riconosciuta nei pazienti affetti da sclerosi multipla in Sardegna e potrebbe essere l’innesco della malattia.

Sclerosi multipla, micobatterio, sospetta causa by Rainews24.it

A group of researchers from the Universities of Sassari and Sardinia Cagliari mycobacteria has identified the likely factor that could be triggered multiple sclerosis.

Mycobacterium avium subspecies paratuberculosis (MAP), which causes paratuberculosis in ruminants, it could be a cause of multiple sclerosis.

The first results are published in the international scientific journal “PLoS One”. The group of researchers has identified a protein highly homologous to map a human protein that is recognized in patients with multiple sclerosis in Sardinia and may trigger the disease.

Un groupe de chercheurs des Universités de Sassari et Cagliari en Sardaigne mycobactéries a identifié le facteur de risque qui pourraient être déclenchés sclérose en plaques.

Mycobacterium avium sous-espèce paratuberculosis (MAP), ce qui provoque la paratuberculose chez les ruminants, ce pourrait être une cause de la sclérose en plaques.

Les premiers résultats sont publiés dans la revue scientifique internationale “PLoS One”. Le groupe de chercheurs a identifié une protéine très homologue à la carte une protéine humaine qui est reconnue chez les patients atteints de sclérose en plaques en Sardaigne et peut déclencher la maladie.

Sclerosi multipla, micobatterio, sospetta causa by Rainews24.it

Neurologia, nuovo rapporto sulla CCSVI

Sclerosi Multipla e CCSVI e SIN

Neurologi: rapporto sclerosi multipla - CCSVI non è certo.SIENA – “Non esiste, ad oggi, alcuna indicazione a sottoporsi ad intervento chirurgico per correggere una CCSVI, perché il rapporto tra questa e la sclerosi multipla non è certo”. Così il Prof. Antonio Federico, presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN), al convegno “Controversie in Neurologia” tenutosi oggi al Policlinico di Siena.

“Il susseguirsi di notizie – ha proseguito il professor Federico – riguardanti le relazioni potenziali tra alterazioni strutturali dei vasi venosi del collo deputati al circolo refluo dal cervello e dal midollo spinale e la sclerosi multipla, nonché la possibile efficacia e sicurezza di procedure terapeutiche atte a rimuovere tali alterazioni, ci ha già più volte indotto a prendere una posizione a difesa della salute dei pazienti” (vedere articolo di BrainFactor del 27/10/2010 “Sclerosi multilpla, neurologi cauti su legame con CCSVI”).

“E’ una controversia delicata alla luce di esperienze contrastanti che richiedono, a nostro avviso, un confronto da condursi con toni pacati e costruttivi al fine di individuare strategie di azione razionali nell’interesse generale e, soprattutto, dei pazienti”, ha concluso il presidente SIN.

All’incontro ha preso parte anche il prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara, sostenitore dell’ipotesi di un possibile ruolo delle alterazioni dei vasi venosi del collo e intracranici (CCSVI) quale fattore causale della sclerosi multipla. Presenti al dibattito anche Fabrizio Salvi dell’Università di Bologna, Roberto Floris e Diego Centonze dell’Università di Roma Tor Vergata, Claudio Baracchini e Paolo Gallo dell’Università di Padova.

“Studi pubblicati dal professor Zamboni dell’Università di Ferrara hanno messo in evidenza un’associazione tra SM e segni di CCSVI nella totalità dei malati di sclerosi multipla; l’ipotesi è che un reflusso venoso cerebrospinale possa determinare un aumento della pressione endovenulare e un danno della barriera ematoencefalica, seguiti da deposito di ferro nel tessuto che avvia il processo infiammatorio immuno-mediato proprio della SM”, ha spiegato il prof. Paolo Gallo del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova e membro del Gruppo di studio sulla sclerosi multipla della SIN.

“Zamboni e colleghi – ha proseguito Gallo – pur non avendo mai studiato la CCSVI nelle fasi iniziali di SM e proponendo un nesso di causalità fra la CCSVI e l’SM, hanno successivamente condotto uno studio interventistico in aperto sottoponendo ad angioplastica quei pazienti SM con diagnosi ultrasonografica di CCSVI ed ottenendo significativi risultati clinici”.

“Tuttavia – ha sottolineato il prof. Claudio Baracchini dell’Università di Padova – nonostante questi risultati, sono rimasti aperti numerosi quesiti: la CCSVI è la causa della SM? Tale condizione ne influenza il decorso clinico contribuendo alla progressione della disabilità? O è la SM che determina la CCSVI? Ed in tale caso qual è il suo significato clinico?”

“Dall’analisi degli studi del professor Zamboni – ha proseguito Baracchini – sono emersi, inoltre, alcuni aspetti critici che riguardavano la metodologia usata per diagnosticare la CCSVI: lo studio venoso transcranico condotto con metodica non validata, l’inadeguatezza della strumentazione usata, l’utilizzo di criteri ultrasonografici non validati da studi internazionali o multicentrici controllati, una metodologia che non prevedeva l’analisi dei dati in doppio cieco”.

“Gli studi che abbiamo realizzato all’Università di Padova (uno già pubblicato sugli Annals of Neurology, l’altro in pubblicazione sulla prestigiosa rivista Neurology – NdR), condotti in cieco sia con metodica ultrasonografica che venografica, su un numero totale di 110 pazienti e 170 controlli non ha mai evidenziato una alterazione dell’emodinamica venosa cerebrale. Pertanto i nostri dati non confermano l’associazione tra CCSVI ed SM proposta da Zamboni”, ha detto Baracchini.

Questi dati, dunque, solleverebbero dubbi sulla stessa esistenza della CCSVI, sostengono i neurologi SIN: “Considerando la criticità dell’argomento e le aspettative terapeutiche indotte nei pazienti, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e la Fondazione che a lei fa riferiemnto (AISM – FISM) promuoverà uno studio multicentrico su un elevato numero di pazienti: “sarà il più ampio studio epidemiologico e multicentrico volto a verificare l’associazione della CCSVI nella SM: solo dopo aver risposto definitivamente ai quesiti sopra citati sarà possibile proporre un eventuale intervento di angioplastica che al momento attuale è ingiustificato e potenzialmente pericoloso”.

Il consiglio dei neurologi della SIN ai pazienti è chiaro: “In assenza di procedure diagnostiche standardizzate e di una chiara dimostrazione di un rapporto tra CCSVI e SM, non è in alcun modo indicata la correzione chirurgica anche in caso di anomalie documentate del sistema venoso, dal momento che le stesse anomalie possono essere presenti anche in persone  sane e in altre malattie neurologiche. Affidarsi ad improvvisati terapeuti può essere non solo inutile ma potenzialmente pericoloso”…

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 16 Marzo 2011 20:21 )

Neurologists: report multiple sclerosis – is not CCSVI certo.SIENA – “There is to date no indication to undergo surgery to correct a CCSVI, because the relationship between this and MS is not certain.” So Prof. Antonio Federico, president of the Italian Society of Neurology (SIN) at the conference “Controversies in Neurology” held today at the General Hospital of Siena.

“The succession of news – said Professor Fred – concerning potential relationships between structural alterations of the venous vessels of the neck to the club members effluent from the brain and spinal cord and multiple sclerosis, and the possible efficacy and safety of therapeutic procedures designed to remove such alterations, has already prompted several times to take a stand to protect the health of patients “(see the article BrainFactor 27/10/2010” multilpla Sclerosis, neurologists cautious on ties with CCSVI).

“It ‘s a mild controversy in the light of contrasting experiences which, in our view, a comparison to be carried out with soft tones and constructive in order to identify strategies for rational action in the public interest and, most importantly, patients”, concluded the President SIN.

The meeting was also attended by prof. Paolo Zamboni, University of Ferrara, a supporter of the hypothesis of a possible role of alterations of the venous vessels of the neck and intracranial (CCSVI) as a causal factor of MS. Fabrizio Salvi also present in the debate at the University of Bologna, Roberto Flores and Diego Centonze, University of Rome Tor Vergata, Claudio Baracchini and Paul Gallo of the University of Padua.

“Studies published by Professor Zamboni, University of Ferrara have shown an association between MS and all the signs of CCSVI in multiple sclerosis, the assumption is that a cerebrospinal venous reflux can lead to increased pressure and a endovenulare damage the blood-brain barrier, followed by iron deposition in the tissue that starts the immune-mediated inflammatory process characteristic of MS, “explained Professor. Paolo Gallo, Department of Neuroscience at the University of Padua and a member of the Study Group on Multiple Sclerosis of the SIN.

“Zamboni and colleagues – continued Gallo – despite never having studied the CCSVI in the early stages of MS, suggesting a causal link between the CCSVI el’SM, subsequently conducted a study of interventional open undergoing angioplasty patients diagnosed with MS ultrasound CCSVI and obtaining significant clinical results. “

“However – said prof. Baracchini Claudio University of Padua – despite these achievements, many questions remained open: CCSVI is the cause of MS? This condition will influence the clinical course contributes to the progression of disability or is it the SM determining CCSVI? And if so, what is its clinical significance? “

“From the studies of Professor Zamboni – continued Baracchini – There are also some critical issues related to the methodology used to diagnose CCSVI: Venous transcranial study conducted not validated, the inadequacy of the instrumentation used, the ‘use of criteria not validated by ultrasound or international multicentre studies, a methodology that did not include data analysis, double-blind. “

“The studies we have done at the University of Padova (one already published in the Annals of Neurology, the other publication in the prestigious journal Neurology – Ed), blinded both with ultrasound technique that venography, a total of 110 patients and 170 controls has never shown an alteration in cerebral venous hemodynamics. Therefore, our data do not confirm the association between MS and CCSVI proposed by Zamboni, “said Baracchini.

These data, therefore, raise doubts about the existence of CCSVI, say neurologists SIN: “Considering the critical nature of the subject and the therapeutic expectations induced in patients, the Italian Multiple Sclerosis Society and the Foundation that she does riferiemnto (AISM – IMF) will promote a multicenter study of a large number of patients “will be the largest multi-center epidemiological study designed to assess the association of CCSVI in MS only after definitive answers to the questions above will be possible to propose a possible angioplasty that at present it is unjustified and potentially dangerous. “

The Council of the SIN neurologists to patients is clear: “In the absence of standardized diagnostic procedures and a clear demonstration of a relationship between CCSVI and SM, is in no way indicated surgical correction in case of documented abnormalities of the venous system, since the same abnormalities may be present in healthy people and in other neurological diseases. Relying on makeshift therapists can be not only unnecessary but potentially dangerous “…
Last Updated (Wednesday, 16 March 2011 20:21) Continua a leggere Neurologia, nuovo rapporto sulla CCSVI