i rischi reali per intervento di CCSVI….

http://www.sardegnasm.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1258:i-rischi-reali-del-trattamento-della-ccsvi&catid=107:research&Itemid=581

Domenica 12 Settembre 2010 14:58

Scritto da Matteo

Note personali: un medico dovrebbe informare i propri pazienti nella maniera più seria e scientifica possibile sui reali rischi di un intervento, che pur essendo mini invasivo, può comportare eventi avversi di vario genere. Un medico non può basarsi su fonti aneddotiche, chiacchiere o dicerie, spacciandole per verità incontrovertibili, terrorizzando i pazienti con lo spauracchio della “morte per angioplastica”. Trovo persino imbarazzante che siano i pazienti ad essere costretti a fare una seria trattazione sui rischi reali del trattamento della CCSVI, mentre cresce il numero dei presunti morti smerciati dalla neurologia come deterrente al desiderio dei pazienti di essere trattati. E trovo altrettanto imbarazzante che coloro che ci dovrebbero tutelare dall’alto della loro competenza medico-scientifica, improvvisino impressionanti scalate sugli specchi  che mancano non solo del carattere scientifico, ma persino di quello logico. Dall’ottobre scorso ad oggi è imbarazzante riscontrare l’assoluta negazione, da parte di una certa classe medica, di uno studio ed approfondimento personale della questione, che ci costringe ad imbatterci in manifestazioni di crassa ignoranza ed incapacità di un moto di intelligenza e di umiltà. Per un paziente è disperatamente imbarazzante.

Fa sorridere tanta preoccupazione per le sorti dei pazienti con SM che rischiano la morte per leucemia, cancro, PML, oltre alla comparsa di numerose altre malattie dalla depressione all’epatite, per l’uso di farmaci sempre più potenti, ovvero sempre più devastanti per l’organismo. Un sorriso amaro che nasconde ovviamente il cinico sarcasmo di chi ha smesso di “credere alla befana”.

Crediamo sia indispensabile che il trattamento della CCSVI avvenga in maniera controllata in appositi studi di trattamento che servano alla giusta evoluzione della pratica clinica della stessa CCSVI. Crediamo, come afferma anche il nostro progetto, che né la diagnosi, né l’intervento possa essere fatto adeguatamente da un sonologo o radiologo interventista qualsiasi, ma deve passare sempre, in questa fase primaria di studio, da un’adeguata preparazione specifica del sistema venoso profondo, in particolare della CCSVI. Spuntano come funghi radiologi che, per bocca dei pazienti e dei medici, hanno annesso nei loro curricula la dicitura “anche più bravo di Galeotti”, un po’ come per il doppler che tra le sue caratteristiche pare avere persino la nota “anche meglio di quello dell’ESAOTE”. Tutto ciò ha del ridicolo!

Tentativi zoppicanti di trattamento accadono qua e là per il Paese, noi non vogliamo che questo pressapochismo diventi la regola a causa dell’ostruzionismo della neurologia: noi vogliamo che l’iter di trattamento affronti in maniera esaustiva la questione dei benefici e dei rischi, ma questo non può avvenire senza la pratica clinica, senza degli studi approfonditi su larghi campioni. Noi abbiamo chiesto uno studio, non di aprire una macelleria. S.C.

Rischi reali del trattamento

della CCSVI (versione PDF)

Le informazioni a seguire ci vengono fornite dall’Associazione CCSVI Alliance, una nuova organizzazione per la CCSVI statunitense che vede all’interno del suo comitato scientifico figure di rilievo quali Mark Haacke, uno dei primi collaboratori del prof. Zamboni, nonché uno dei massimi esperti in tecniche di neuroimaging.

RISCHI DEL TRATTAMENTO

Una  diffusa disinformazione ha caratterizzato la discussione sui rischi del trattamento della CCSVI, spesso confondendo  e frustrando i pazienti, coloro che se ne prendono cura e persino alcuni medici professionisti.

L’obiettivo di questa sezione di CCSVI Alliance non è quella di denigrare o di promuovere il trattamento della CCSVI. Noi speriamo di informare i pazienti, i loro cari e gli operatori sanitari, con informazioni che siano le più accurate disponibili. Noi riteniamo che la scelta di effettuare un trattamento possa essere compiuta al meglio attraverso un’informazione corretta svolta congiuntamente ai professionisti competenti e di fiducia del settore medico.

CAPIRE I RISCHI DEL TRATTAMENTO

Comprendere il rischio medico si rivela  spesso una sfida: frequentemente le informazioni sono scarse e potrebbe non esserci un modo chiaro per determinare come ogni rischio potenziale possa incidere su un individuo.

Così può accadere che rischi estremamente rari si mischino a degli altri che, pur essendo minori, sono molto più comuni, il che porta a valutazioni scorrette.

Il discorso del rischio si complica ulteriormente per i pazienti con SM, che sono già esposti ad una vasta gamma di altri rischi. Rischi legati ai farmaci comunemente prescritti includono:

  1. PML, morte, disfunzione epatica, disfunzione ghiandolare ecc.;
  2. Efficacia marginale o limitata dei farmaci rispetto alla progressione della malattia.

Oltre a ciò, i pazienti devono tenere in considerazione il rischio di non fare nulla per impedire la progressione della propria malattia. A tale proposito, i medici spesso ritengono che si debba intervenire in modo aggressivo nelle fasi iniziali della malattia per minimizzare il deficit iniziale.

In ultima analisi, la valutazione dei rischi è una decisione individuale. Per i pazienti con SM, alcune domande che si dovrebbero porre per valutare tali rischi potrebbero essere:

  1. Qual è il corrente decorso della mia malattia?
  2. Quanto riesco a tollerare le terapie farmacologiche che mi vengono attualmente prescritte?
  3. Conosco il rischio associato alle terapie che sto facendo attualmente?
  4. Mi sento tranquillo rispetto a come viene gestita la mia malattia?
  5. Quali sono i rischi noti del trattamento della CCSVI, e come tali rischi influiscono su di me?

TRATTAMENTO DI “LIBERAZIONE” – PANORAMICA DEI RISCHI

Va osservato che la procedura endovascolare su cui si basa il trattamento della CCSVI è stata sperimentata nel 1970 ed è largamente utilizzata a partire dal 1990. Le procedure endovascolari sono minimamente invasive e sono considerate a basso rischio, salvo i casi in cui il paziente non ha altre condizioni aggravanti (ad esempio una patologia avanzata del cuore).

Una trattazione esaustiva di tutti i rischi possibili associati a procedure endovascolari sarebbe inutile. Invece, in questa sezione ci si concentrerà sugli aspetti unicamente legati al trattamento per la CCSVI, facendo un’altra distinzione rispetto ad altri tipi di procedure endovascolari.

Tuttavia, esistono rischi più comuni che caratterizzano generalmente le procedure endovascolari e queste verranno evidenziate.

I rischi del trattamento della CCSVI rientrano in tre categorie:

  1. rischi diagnostici pre-procedura;
  2. rischi comuni a tutte le procedure endovascolari;
  3. rischi unici del trattamento per la CCSVI.

RISCHI DIAGNOSTICI PRE-PROCEDURA

Le tecnologie di imaging, inizialmente utilizzate per determinare se una persona ha la CCSVI (MRV, Ecografia, Risonanza SWI) sono ben definite, non invasive, e portano il minimo rischio.

Le tecnologie utilizzate durante la diagnosi di CCSVI sono utilizzate anche per la diagnosi di una grande varietà di altre patologie e, senza rischi, sono adoperate anche nella diagnosi di CCSVI. Quindi, noi forniremo solo un elenco di base dei rischi più comuni o le questioni legate a tali tecnologie:

  • possibili reazioni al mezzo di contrasto;
  • possibili problemi di una scansione accurata nei pazienti con oggetti metallici all’interno del proprio corpo (es.pacemaker, chiodi, clips metalliche ecc.);
  • esposizione a raggi X.

[L’ecografia tramite ECD non ha alcun rischio, mentre l’MRV è un esame sconsigliato dal prof. Zamboni, in quanto portatore di falsi sia negativi, sia positivi; ricordiamo che la CCSVI non è una sindrome che può essere diagnosticata soltanto attraverso un’analisi semplicemente anatomica, ma necessita di valutazione emodinamica]

RISCHI COMUNI A TUTTE LE PROCEDURE ENDOVASCOLARI

Sebbene le procedure endovascolari siano diventate di routine, esse hanno comunque una serie di rischi per il paziente. Questi rischi variano a seconda della salute della persona sottoposta al procedimento e alla specificità della procedura. I rischi più comuni includono:

  • Ecchimosi o emorragie nel punto in cui il catetere entra nella vena;
  • Allergia o altra reazione all’anestesia locale, coloranti di contrasto radiografico, stent di metallo, ecc.;
  • Infezione introdotte dal catetere o altri strumenti;
  • A breve termine (1-2 ore):
  1. vertigini post-procedura
  2. mal di testa
  3. Migrazione / slittamento dei dispositivi inseriti (es. stent)
  • Coagulazione del sangue;
  • Puntura di una parete venosa;
  • Complicanze gravi, come il deterioramento dello stato neurologico improvviso, ictus, o morte (tutti casi rari, ma possibili).

[Ricordiamo che l’equipe emiliana non utilizza stent e ne sconsiglia l’uso, almeno per ora.]

A seguito di una procedura endovascolare, il paziente è di solito sottoposto a terapia farmacologica, che comprende la somministrazione di agenti antiaggreganti o anti-coagulanti per prevenire la coagulazione del sangue. Nell’angioplastica con palloncino, il palloncino gonfiato può causare un trauma alla vena, ed esporre potenzialmente lo strato muscolare al sanguinamento, provocando la coagulazione. Con gli stent, la coagulazione può verificarsi quando il flusso di sangue viene interrotto dalle maglie dello stent.

Gli anticoagulanti prescritti dopo le procedure endovascolari sono lo standard del settore (Coumadin, eparina Arixtra, ecc).

Gli anticoagulanti sono spesso indicati come “fluidificanti del sangue”, e va notato che tutti i fluidificanti del sangue possono potenzialmente causare complicazioni.

Brevemente, i rischi più comuni associati ai fluidificanti del sangue sono:

  • Anormale sanguinamento o emorragia che resiste alla coagulazione;
  • Emorragia intestinale;
  • Lividi (l’ecchimosi si forma più facilmente nei casi in cui si utilizzano farmaci anti-coagulanti);
  • potenziale interferenza/interazione con gli steroidi (che vengono spesso prescritti durante le ricadute della SM).

RISCHI SPECIFICI DEL TRATTAMENTO DELLA CCSVI

Il trattamento della CCSVI manifesta alcuni aspetti comuni della chirurgia endovascolare, ma introduce anche alcuni rischi specifici, tra cui:

  • Il trattamento della CCSVI è prevalentemente eseguito su pazienti con SM;
  • In alcuni casi, il trattamento della CCSVI adotta un uso non comune delle tecniche di angioplastica e di stenting.

L’obiettivo del trattamento di Liberazione è quello di eliminare blocchi e stenosi nelle vene. Tuttavia, poiché, la CCSVI è fortemente associata con la SM, la maggior parte dei pazienti attualmente in trattamento per la CCSVI sono pazienti che hanno anche la SM. Non sorprende che non ci siano dati che dimostrino che i rischi di procedure endovascolari siano maggiori o minori in pazienti affetti da SM. Poiché i pazienti con SM presentano una grande varietà di condizioni di salute, da sostanzialmente sani a significativamente disabili, la salute del paziente avrà probabilmente un ruolo nel rischio complessivo. Al di là di questo, poiché  il trattamento della CCSVI è una procedura molto nuova, permangono molte incognite, sia per i pazienti con SM, sia per i pazienti che non hanno la SM. Fino a quando non saranno disponibili ulteriori informazioni, una piena comprensione di tutti i rischi del trattamento e dei risultati a lungo termine è impossibile.

RISCHI CONNESSI ALLO STENT NEL TRATTAMENTO DELLA CCSVI

Il trattamento della CCSVI impiega due dei più comuni tipi di procedure endovascolari: l’angioplastica (o PTA) e lo stenting. Tuttavia, nel trattamento della CCSVI, le posizioni del corpo che ricevono il palloncino o lo stent possono essere insoliti. Per i pazienti con SM e CCSVI, i tassi più elevati di stenosi si trovano nelle vene giugulari, seguite dalla vena azygos. Meno comuni, ma non infrequenti, sono le stenosi che si trovano anche nelle vene lombari, vertebrali, renali e cerebrali delle vene profonde. L’esecuzione e il posizionamento di stent nella giugulare superiore non è diffusa e comporta qualche rischio. Inoltre, vi sono pochi dati sugli esiti di stenting o angioplastica nelle vene vertebrali e lombari, così come la pervietà a lungo termine, in particolare per l’angioplastica, è in gran parte sconosciuta.

I RISCHI ASSOCIATI ALL’ANGIOPLASTICA NEL TRATTAMENTO DELLA CCSVI

L’angioplastica è generalmente considerata la migliore opzione per il trattamento iniziale della CCSVI. Con angioplastica, non ci sono rischi specifici, in quanto nulla è lasciato dentro la vena.

Tuttavia, il trattamento con angioplastica si è dimostrato limitato, o addirittura inefficace, in alcune situazioni. Mentre l’efficacia di un trattamento non è generalmente considerata un rischio, le probabilità di restenosi dopo angioplastica sembrano sufficientemente elevate da dover essere tenute in considerazione. In particolare: relativamente alti tassi di restenosi sono stati misurati dopo il trattamento CCSVI tramite angioplastica con palloncino nelle vene giugulare (quasi il 50% in un study1). Così, mentre la procedura è relativamente sicura, angioplastica è associata ad un elevato rischio di restenosi in alcune vene (mentre il tasso di restenosi in IJVs era quasi del 50%, si è registrato solo il  4% per la vena azygos).

RISCHI CONNESSI A STENTING VENOSO

Lo stenting venoso non è una nuova o estrema procedura, e viene comunemente utilizzata per curare una vasta gamma di condizioni mediche da quasi 20 anni. Gli esempi includono:

  • Il trattamento per la sindrome di Budd-Chiari, la sindrome May-Thurner, la sindrome di Paget-Schroetter et al.;
  • Il trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) o la riparazione della vena dopo la dialisi;
  • La riparazione della vena dopo infortunio / incidente;
  • Di riparazione per congenite e / o di sviluppo ostruzioni venose.

Nonostante l’uso comune in Medicina, gli stent sono generalmente considerati più rischiosi dell’angioplastica per due motivi importanti:

  • Possibile movimento, o migrazione, dello stent dalla posizione di iniziale collocamento all’interno della vena
  • Le incertezze sulla durabilità a lungo termine degli stent attualmente utilizzati nel trattamento della CCSVI

Inoltre, mentre la possibilità di restenosi è generalmente molto più bassa per gli stent che per angioplastica, una restenosi può verificarsi anche dopo il posizionamento dello stent.

MIGRAZIONE DELLO STENT

Gli stent sono tubi metallici a maglie larghe (a volte chiamata “scaffold”), prodotti da metalli in vari diametri e lunghezze. Gli stent sono collocati all’interno del vaso sanguigno allo scopo di sbloccare una stenosi o altre ostruzioni venose.

Poiché lo stent è un corpo estraneo inserito all’interno della vena, deve poi integrarsi con la vena stessa, ovvero “endotelializzarsi.” Fino a quando lo stent non si è stabilizzato nella vena, un processo che in genere dura 48 ore o meno, c’è qualche rischio che lo stent possa andare alla deriva o migrare dalla sua posizione iniziale.

Anche se raro, la migrazione dello stent è potenzialmente più pericolosa quando lo stent viene inserito nel sistema venoso (come con il trattamento della CCSVI), diversamente da quanto accade nel sistema arterioso. Nel sistema venoso, il sangue si muove verso il cuore, e il diametro dei vasi generalmente si amplia avvicinandosi al cuore. Così accade che uno stent migra liberamente, in particolare quello inizialmente posto in una posizione che ha un percorso abbastanza diretto verso il cuore (ad esempio, le vene giugulari), e può effettivamente viaggiare verso il basso e nelle cavità esterne del cuore. Tale migrazione potrebbe comportare la necessità di procedure d’urgenza per eliminare o riporre lo stent.

Allo stato attuale, il rischio di migrazione dello stent non può essere quantificato, in quanto non esiste lo studio quantitativo sul numero di stent venosi effettivamente posti e il numero di migrazioni.

PROGETTARE STENT PER LE VENE?

Alcuni ricercatori della CCSVI, tra cui il dottor Zamboni e il Dr. Michael Dake, hanno suggerito che uno stent specificamente progettato per una vena potrebbe ridurre la migrazione dello stent.

Mentre la maggior parte degli stent attuali sono tubolari, i ricercatori della CCSVI hanno suggerito che uno stent affusolato sarebbe preferibile. Uno stent rastremato andrebbe ad aumentare sottilmente di diametro in una direzione, imitando in tal modo la forma della vena, che spesso aumentano di diametro verso il cuore. L’essere “a forma di vena” dello stent potrebbe far sì che meglio aderisca alle pareti delle vene durante il posizionamento, diminuendo così la probabilità di rischi di migrazione.

Mentre la necessità di uno stent affusolato sembra convincente, creare uno stent di questo tipo non è necessariamente semplice. Ad oggi nessun produttore di dispositivi ha formalmente annunciato l’intenzione di commercializzare un stent progettato per le vene.

Nei trattamenti della CCSVI alla Stanford University e presso il centro di ricerca del Dott. Simka in Polonia, sono stati posti circa 280 nella primavera del 2010. In Polonia, nessuno stent è migrato. A Stanford, uno stent è migrato e ha portato ad un intervento chirurgico a cuore aperto di emergenza per rimuoverlo.

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Sclerosi Multipla

La sclerosi multipla

La sclerosi multipla il cui acronimo e SM, viene anche chiamata sclerosi a placche . Si tratta di una patologia ad andamento cronico, e coinvolge la sostanza bianca del sistema nervoso centrale. Si chiama sclerosi multipla, perchè questa malattia provoca in diverse aree del sistema nervoso centrale una perdita di “mielina” che è una sostanza che di solito protegge il cervello, midollo e i nervi. Le lesioni sono variabili in estensione ed espansione ed è per questo che viene anche appellata sclerosi a placche.  Le lesioni (sclerosi) si cicatrizzano nel tempo. E’ diffusa a livello mondiale, in Europa si contano circa 400mila persone, e solo in Italia circa 57mila. Non si comprende bene la origine, si sa che la distribuzione della patologia non è univoca, si trovano molti pazienti nelle aree a clima temperato: Europa del Nord, Nuova Zelanda, Australia Sud, Stati Uniti.  Sembra si riducano i casi man mano che ci si avvicina all’Equatore.

E’ una malattia che colpisce nella fascia di età compresa fra i 20/40  anni, in preponderanza con maggiore facilità ne sono colpite le giovani donne che sono il doppio rispetto agli uomini. E’ una patologia infiammatoria cronica.

Le cause non sono ancora chiare, nonostante ciò la ricerca sta facendo grandi passi per comprendere e cercare di capire come nasca la malattia, come agisce e quali potrebbero essere le cause. Oggi giorno la diagnosi è veloce e si possono prendere provvedimenti farmacologici per rallentarne la evoluzione.

E’ una malattia imprevedibile, ma non per questo riduce le aspettative di vita nelle persone colpite. La vita media delle persone affette è pari a quella delle persone sane in generale.

Diagnosi della Sclerosi Multipla

Non vi è un esame specifico per fare diagnosi certa, ma un insieme di indagini che permettono di dirimere il quesito diagnostico, inclusa la osservazione clinica del paziente nel tempo. Si pone la diagnosi basandosi sui sintomi riferiti dal paziente, sulla visita neurologica, e sulle diagnosi strumentali e biologiche: RMN (Risonanza Magnetica Nucleare), PEV (Potenziali evocati che sono motori, sensoriali, acustici, visivi), esame del sangue e del liquor (liquido cerebrospinale). La osservazione nel tempo e gli esami possono permettere di velocizzare la diagnosi per “correre” prima ai ripari con terapie immunosoppressive che possono nel tempo rallentarne il decorso. Per questo motivo sono stati estesi dei criteri diagnostici di riferimento che si aggiornano con il progredire della ricerca.

I vari tipi di Sclerosi Multipla


Sclerosi Multipla Benigna o SM/B:

non è ingravescente ed esordisce con alcuni episodi acuti, a cui segue un recupero completo della disabilità. Questa particolare forma di SM, può essere accertata quando sia anche presente una piccolissima disabilità per 15/20 anni dalla data iniziale. I sintomi classici di questa forma sono le neuriti ottiche, i problemi sensoriali. Non vi sono dati certi di quanti siano i casi di SM Benigna. Si potrebbero ipotizzare in base agli studi che siano circa un 20/30%.

Sclerosi Multipla Remittente-Recidivante o SM/RR:

La forma clinica più diffusa è quella a decorso remittente recidivante (SM-RR), a questo gruppo appartiene circa l’80% dei pazienti che ne sono affetti. Le ricadute o pousseé sono evidenziate da episodi acuti che evolvono nel tempo di alcune ore o giorni, e al termine dell’episodio acuto vi sia una totale remissione dei danni. Fra una ricaduta e l’altra si hanno periodi di benessere completo.

Sclerosi Multipla Secondariamente Progressiva o SM/SP:

Ne sono affetti circa il 50% dei pazienti. E’ la evoluzione graduale che avviene nell’arco di 10 anni di malattia, per cui si passa da ricaduta-remissione a ricadute con incompleto recupero della disabilità e peggioramento graduale nel tempo.

Sclerosi Multipla primariamente progressiva o SM/PP:

non vi sono ricadute dopo il primo esordio, ma un continuo e lento peggioramento nel tempo.

Sclerosi Multipla a decorso progressivo con ricadute:

a questo gruppo appartiene il 5% della popolazione ammalata, che continua ad avere ricadute con danno progressivo ogni volta.

E’ importante riconoscere che non vi sono criteri certi per stabilire il decorso della patologia, solo la clinica, un buon approccio con il medico neurologo curante possono essere positivi per capire quale potrebbe essere la “variabilità” nel tempo della malattia.  Attualmente la fisioterapia, le cure immunosoppressive aiutano a poter “vivere” la malattia in maniera quasi normale nei primi anni dall’esordio. Teniamo presente che un sereno approccio della malattia, aiuta ad affrontarla meglio. Importante è appoggiarsi ad un centro di riferimento di cui si abbia fiducia e poter instaurare un rapporto chiaro con lo specialista.


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MS and MS whose acronym, is also called multiple sclerosis. This is a chronic disease to progress, and involves the white matter of the central nervous system. It’s called multiple sclerosis because the disease causes in different areas of the central nervous system, loss of “myelin” which is a substance that normally protects the brain, bone and nerves. The lesions are variable in extension and expansion and that is why that is also invoked multiple sclerosis. Lesions (sclerosis) will heal in time. E ‘spread globally, in Europe there are about 400 thousand people, and only in Italy about 57mila. It is not understood well the origin, it is known that the distribution of the disease is not unique, there are many patients in temperate areas: Northern Europe, New Zealand, South Australia, the United States. Seems to reduce the cases as you approach the equator.

It ‘a disease of the age group of between 20/40 years, the preponderance are more easily affected young women are twice that of men. It ‘a chronic inflammatory disease.

The causes are still unclear, although this research is making great strides in understanding and trying to understand how the disease arises, how it acts and what could be the cause. Nowadays the diagnosis is fast and can take steps to slow the drug development.

It ‘an unpredictable, but not reduce life expectancy in people. The average life of people affected is equal to that of healthy people in general.

Diagnosis of Multiple Sclerosis

There is no specific test to diagnose for sure, but a series of investigations that allow it to determine the diagnostic problem, including the patient’s clinical observation over time. Place the diagnosis based on symptoms reported by patient, visit neurological and instrumental diagnosis or biological NMR (Nuclear Magnetic Risonannza), ENP (evoked potentials that are motor, sensory, auditory, visual), examination of blood and CSF (CSF). The observation time and examinations can help to speed up the diagnosis for “run” before the shelters with immunosuppressive therapy that can delay the progression over time. For this reason, have been extended diagnostic criteria of reference that are updated with the progress of research.

The various types of Multiple Sclerosis


Benign multiple sclerosis or MS / B:

not worsening and begins with some acute episodes, followed by a complete recovery of disability. This particular form of MS, can be detected when it is also a small disability for 15-20 years from start date. The classic symptoms of this form are optic neuritis, sensory problems. There are no clear data of how many cases of benign MS. Could be envisaged based on the studies that are about a 20/30%.

Relapsing-Remitting Multiple Sclerosis or MS / RR:

The most common clinical form is a relapsing remitting course (RR-MS), belongs to this group about 80% of patients who have AIDS. Relapse or pousseé are marked by acute episodes that evolve in time a few hours or days, and after the acute there is a complete remission of damages. Between drops and the other you have periods of complete wellness.

Secondary progressive MS or MS / SP:

Are affected approximately 50% of patients. And ‘the gradual evolution that takes place over 10 years of illness, so you switch from relapse to relapse-remission with incomplete recovery of disability and decline gradually over time.

Primary progressive multiple sclerosis or MS / PP:

there are no relapses after the first onset, but a continuous and slow deterioration over time.

Progressive course of multiple sclerosis with relapses:

this group belongs to the 5% of the population ill, which continues to have repercussions with progressive damage each time.

It ‘important to recognize that there are certain criteria to determine the course of the disease, only the clinic, a good approach with the doctor treating neurologist may be beneficial to understand what might esserela “variability” in time of illness. Currently, physical therapy, immunosuppressive treatments can help to “live” the disease in an almost normal in the early onset. Keep in mind that a peaceful approach to the disease, helps to cope better. Important rests on a center of reference for which you have confidence and be able to establish a clear relationship with the specialist.

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MS et MS dont l’acronyme, est aussi appelée la sclérose en plaques. C’est une maladie chronique au progrès, et implique la substance blanche du système nerveux central. C’est ce qu’on appelle la sclérose en plaques parce que la maladie provoque dans les différentes régions du système nerveux central, la perte de «myéline», qui est une substance qui normalement protège le cerveau, les os et les nerfs. Les lésions sont variables en matière de vulgarisation et de l’expansion et c’est pourquoi il en est également invoqué la sclérose en plaques. Des lésions (plaques) se guérir à temps. Propagation E ‘échelle mondiale, en Europe, il existe environ 400 mille personnes, et seulement en Italie sur 57mila. On ne comprend pas bien l’origine, il est connu que la distribution de la maladie n’est pas unique, il existe de nombreux patients dans les zones tempérées: Europe du Nord, Nouvelle-Zélande, Australie du Sud, les États-Unis. Semble réduire les cas que l’on approche de l’équateur.

C ‘est une maladie de la tranche d’âge entre 20/40 ans, la prépondérance sont plus facilement affectés les jeunes femmes sont deux fois celui des hommes. C ‘est une maladie inflammatoire chronique.

Les causes sont encore mal connues, bien que cette recherche est de faire de grands progrès dans la compréhension et à essayer de comprendre comment la maladie survient, comment elle agit et quelles pourraient être la cause. Aujourd’hui, le diagnostic est rapide et peut prendre des mesures pour ralentir le développement de médicaments.

C ‘est imprévisible, mais pas réduit l’espérance de vie dans les personnes. La durée de vie moyenne des personnes affectées est égal à celui des personnes en bonne santé en général.

Diagnostic de la sclérose en plaques

Il n’existe aucun test spécifique pour diagnostiquer avec certitude, mais une série d’enquêtes qui lui permettent de déterminer le problème de diagnostic, y compris l’observation clinique du patient dans le temps. Placez le diagnostic fondé sur les symptômes rapportés par le patient, visitez le diagnostic neurologique et instrumentale ou biologiques NMR (Nuclear Magnetic Risonannza), la PEV (potentiels évoqués qui sont motrices, sensorielles, auditives, visuelles), l’examen de sang et le LCR (LCR). Le temps d’observation et les examens peuvent aider à accélérer le diagnostic de «courir» après les abris avec les traitements immunosuppresseurs qui peuvent retarder la progression dans le temps. Pour cette raison, ont été étendues critères diagnostiques de référence qui sont mis à jour avec les progrès de la recherche.

Les différents types de sclérose en plaques

Sclérose en plaques bénigne ou MS / B:

aggravation pas et commence par quelques épisodes aigus, suivie d’une reprise complète de l’invalidité. Cette forme particulière de sclérose en plaques, peuvent être détectés quand elle est aussi un handicap pour les petites de 15-20 ans de la date de départ. Les symptômes classiques de ce formulaire sont névrite optique, les problèmes sensoriels. Il n’existe aucune donnée claire de combien de cas de sclérose en plaques bénigne. Pourrait être envisagé, basé sur les études qui sont environ un% 20/30.

Rémittente-récurrente de sclérose en plaques ou MS / RR:

La forme clinique la plus commune est un cours rémittente-récurrente (RR-MS), appartient à ce groupe d’environ 80% des patients qui ont le sida. Rechute ou de poussée sont marquées par des épisodes aigus qui évoluent dans le temps de quelques heures ou quelques jours, et après les graves, on déplore une rémission complète des dommages. Entre les gouttes et l’autre vous avez des périodes de bien-être complet.

SP progressive secondaire ou MS / SP:

Sont affectés d’environ 50% des patients. Et «l’évolution progressive qui a lieu plus de 10 années de maladie, si vous passez d’une rechute de la rechute de rémission complète avec une récupération incomplète du handicap et diminuer progressivement au fil du temps.

Sclérose en plaques progressive primaire ou MS / PP:

il n’ya pas de rechutes après la première attaque, mais une détérioration continue et lente dans le temps.

Progressive cours de la sclérose en plaques avec des rechutes:

ce groupe appartient aux 5% de la population malade, ce qui continue d’avoir des répercussions à l’endommagement progressif à chaque fois.

C ‘est important de reconnaître qu’il ya certains critères pour déterminer l’évolution de la maladie, seule la clinique, une bonne approche avec le médecin traitant mai neurologue être bénéfique pour comprendre ce qui peut “esserela variabilité» en temps de maladie. Actuellement, la thérapie physique, les traitements immunosuppresseurs peuvent aider à “vivre” la maladie dans une quasi-normale dans le début précoce. Gardez à l’esprit qu’une approche pacifique face à la maladie, contribue à une meilleure adaptation. Important repose sur un centre de référence pour laquelle vous avez confiance et être en mesure d’établir une relation claire avec le spécialiste.

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