Poco amante del fantasy, lo dichiaro apertamente, sono rimasta stupita dalla rapidità espressiva e variamente descrittiva dei 4 racconti. Le immagini fantasiose sono ben evidenziate con particolare attenzione alla rappresentazione delle stesse. Racconti brevi, rapidi nello svolgersi delle azioni. Al di fuori del fantasy rivolto
ad altri mondi paralleli, nel racconto ispirato alla credenza popolare del folklore sardo, si viene proiettati in ancestrali usanze legate ad un popolo chiuso, lievemente diffidente verso l’altro, ma grande lavoratore e con saldi principi. Questo messaggio emotivo, collegato al racconto finale, rappresentano per me una metafora della vita. I giovani autori, sia a livello espressivo verbale che artistico, probabilmente anche emotivamente coinvolti ed immersi in un periodo destabilizzante legato alla pandemia, sono riusciti a far uscire le loro emozioni. Lotte e vittorie in contrasto. L’ultimo racconto è ad interpretazione personale… Non aggiungo altro. Consigliato a giovani menti, un ritorno alla scrittura creativa che ultimamente è diventata nei giovanissimi poco facile. Complimenti a Luca ed Antonio.
Categoria: Pillole per la mente
C’è un momento alla fine della giornata, alla fine della settimana… @Giulia Gallizzi
Giulia Gallizzi, medico oncologo, ha 35 anni, una sincera passione per lo scrivere:
*Mi chiamo Giulia Gallizzi, sono nata ad Acqui Terme, ho 34 anni. Ho studiato Medicina specializzandomi in Oncologia. Ho amato ed amo il mio lavoro, pur con il carico di emozioni talvolta difficile da contenere e lo conduco attualmente all’ospedale di Casale Monferrato. Ho sempre scritto per me stessa, per sfogo e per passione. Prima la penna poi le dita sono diventate mie alleate nell’immortalare il ricordo, l’intimità, la rabbia, la commozione. Nell’era dei social network condividere diventava molto semplice. Bastava un click e tutto il mondo avrebbe letto il mio pensiero, senza dovermi muovere o cambiarmi d’abito. Così è iniziata la mia nuova storia. Le mie parole raggiungevano cuori molto lontani geograficamente e spiritualmente. Dopo un iniziale pentimento per lo stress che mi avrebbe arrecato questo mettermi in gioco, ho continuato a scrivere e a gridarlo assiduamente. Un giorno incontro Alda, virtualmente e delicatamente, grazie sempre alle mie parole. Alda mi propone di far parte del suo appassionato angolo di mondo. Ed eccomi qui… *
– C’è un momento alla fine della giornata, alla fine della settimana, alla fine del mese…in cui non riusciamo a trattenere le lacrime. E siate certi che nessuno vedrà questo momento…perché pervaso da un’intimo e sbagliato senso di colpa, che viene da lontano e che non si può spiegare…perché noi siamo lì per alleviarla, la sofferenza, e non possiamo soffrire perché peggioreremmo solo tutto. Da noi ci si aspetta la soluzione, troppo spesso la guarigione…e noi siamo quelli che hanno il compito oneroso di dire “non c’è più niente da fare”, “dobbiamo far sì che non soffra, che non senta dolore, che non percepisca questo momento”. Noi siamo a contatto con la morte. Quotidianamente. Noi ci siamo scelti questo mestiere, guadagniamo “tanti” soldi come molti dicono, noi non possiamo lamentarci di questa vita. Noi però siamo esseri umani, a volte troppo, contenitori di sfoghi e storie e pianti e sorrisi. Noi però abbiamo bisogno di aiuto, per aiutare. Noi, se non ci capissimo con gli sguardi, con i silenzi, con i gesti, noi non sopravviveremmo. Io, se non avessi i colleghi che ho, gli infermieri che ho, sarei già impazzita oltre il punto di non ritorno.
Vi chiedo solo di ricordarvi di noi, del fatto che non siamo onnipotenti, del fatto che la morte fa parte della vita, del fatto che noi ce la mettiamo tutta e anche di più e ci affezioniamo alle battaglie che sono anche le nostre, di cui conosciamo a memoria ogni TAC e ogni esame del sangue. E conosciamo persone che toccano il cuore e scavano una nicchia che li custodirà per sempre.
Ricordatevi che noi il lavoro ce lo portiamo a casa eccome, perché se non lo facessimo, questo lavoro non lo faremmo bene, e il prezzo più grande lo pagano le nostre famiglie.
Ricordatevelo, ogni volta che ci buttate addosso la rabbia della disperazione e della rassegnazione. Non è nostra la colpa del destino.
Noi siamo dalla vostra parte, lasciando indietro il nostro tempo e la nostra vita per proteggere la vostra.
Ricordatevelo…ricordatevelo perché noi siamo più fragili di quanto mostriamo. E abbiamo paura…come voi. Ma non smetteremo mai di lottare per la cura, la dignità e la serenità della vostra (nostra) battaglia. –
Sulle Tracce dei Solari
A cura della Associazione Culturale Pentesilea, Idea Valcerrina, Municipale Teatro e Agenzia per lo Sviluppo locale di San Salvario in Torino, con il contributo della Compagnia San Paolo, nell’ambito del programma in Itiner@: in data odierna è stato presentato alla Stampa, il progetto Sulle Tracce dei Solari.
Sono intervenute: Elena Di Majo (Ass.Pentesilea- Torino), Alessandra Guerrini (Sopraintendenza Beni Storici del Piemonte),Gian Paolo Bardazza (Ass.Idea Valcerrina), Raffaella Rolfo (Beni Culturali della Diocesi di Casale Monferrato), Roberto Arnaudo, ed Enrico Gentina, rispettivamente Agenzia Sviluppo locale San Salvario e Municipale Teatro di Torino.
Il tutto mirato alla divulgazione culturale, storico ed ambientale del Piemonte, in un contesto di rielaborazione di eventi storici del passato, per permettere una maggiore conoscenza del proprio territorio e del vissuto storico che lo caratterizza!
siete attesi tutti!
"il colloquio con le persone in lutto" di Luigi Colusso
Mi sono persa…con rinnovato sorriso.
il giornalino di Vitas Hospice Zaccheo di Casale Monferrato
“Si, mi sono persa nei meandri del mio cuore dolente, vorrei ora riprendere la via del rinnovato sorriso interiore, cercando di continuare a donarlo a me stessa per donarlo all’altro.”
Partecipare ad un incontro sulla elaborazione degli abbandoni, con Luigi Colusso, medico psicoterapeuta e formatore di gruppi AMA(auto mutuo aiuto) inizialmente mi ha creato un notevole disagio psicofisico. La presentazione di :”Il colloquio con le persone in lutto”.
Sentirmi inadeguata, il luogo sbagliato e l’attimo del “qui ed ora” interiormente imbarazzante. Non avendo mai considerato e ipotizzato l’esistere di gruppo di aiuto sulla ri-elaborazione della morte che sia sia fisica, o spirituale. Un “io” sfatto nella solitudine interiore che si fatica a condividere per pudore, mancata educazione credo atavica alla condivisione.L’impotenza sentita nell’io a sopravvivere al proprio caro: emozioni laceranti. Siano esse, né quantificabili e qualificabili.
Solitamente riteniamo il lutto, un dolore prioritario che pervade uccidendo le emozioni.
Raramente si considera l’abbandono anche come una radicale cambiamento delle abitudini alla “vita”. Mutazione che genera in base alla “nascita o epilogo” della situazione uno stress emotivo dirompente a volte distruttivo.
Conoscere Luigi Colusso è stato ricevere un “dono” interiore di aria rinnovata.
Paradossale visto che durante l’incontro l’argomento era il lutto, la rielaborazione dello stesso. L’utilità dei gruppi di autoaiuto, e la definizione del “dolore” dell’io in questo momento di abbandono che pervade il singolo individuo quando una persona cara si “libera” dalla vita. Oso, io indicare il termine “morte” come Liberazione.
Parlare di “Liberazione” e dell’abbandono di ogni genere. Una percepita e serena dolcezza e umanità empatica. Colusso, è riuscito basandosi sua una rielaborata e sofferta crescita personale a “librarsi” fino a riassumere, esprimere e portare alla luce emozioni insite in ognuno dei presenti “donando” non soluzioni, ma spiragli di ripresa di vita. Pensieri spirituali, che solo chi si autorigenera riesce a donare all’altro. Leggere tutto d’un fiato una “chiacchiera liberatoria” e riveduta in uno nuovo modo di alloggiare il pensiero in maniera postiva dentro all’anima.
Inizialmente stupita dello scorrere rapido delle parole nero su bianco, ho fagocitato una nuova e possibile soluzione di rasserenare il mio dolore interiore. La malcelata ricerca interiore di una rielaborazione degli abbandoni subiti in malattia che costantemente nel corso degli anni, hanno spesso segnato molti individui, nel nostro atavico umore di “animali pensanti e liberi ancorati alla terra, e la manifesta e dolorosa rinuncia alla sensazione epiteliale ed emotiva della “corsa rapida della degustazione alla vita”.
“…Non sappiamo trovare la via per sciogliere questo nodo,non ora, ma siamo stati capaci di sostare insieme e di sopportarlo…accettare di fronteggiarlo…” . Colpita da questa frase, mi sono convinta che si possa dare una risposta al “sintomo” del dolore riducendolo mediante il dono della ed alla com-passione condividendola serenamente con l’altro.
Colusso, è riuscito a smuovere e musssare alcuni macigni non visibili e mascherati spesso dal nostro modo di essere verso l’altro e verso la vita. Individui a se, rinchiusi, o palesemente plateali senza però essere volutamente attori: liberare lacrime nascoste o contenerle al fine non divengano vera patologia depressiva o morte spirituale.
Siamo entità con sfaccettature diverse. Tutti motivati fortemente, e con nascosta creatività di ripresa che forse non ricordiamo più di possedere.
Lacrime che io credo si possano includere nel il paradigma del dono come racconta l’autore. Donarsi all’altro nell’ascolto anche di quelle lacrime silenti, ma esaustive, un gesto empatico di ascolto e lettura dei segni, senza la nacessità di una restituzione. Creare invece una aggregazione di condivisione anche silenziosa, dove sia i dolenti che i facilitatori restano adesi uno all’altro in un contesto di di legame storicamente adiuvante. Senza limiti di crtica, giudizio e creazione di target.
“Il seme che muore generando una nuova pianta”: forse dovremmo tenere presente sempre questo concetto ed adottare i i tre criteri fondamentali del dono.
La spontaneità senza l’obbligo nello stesso tempo di restituirlo immediatamente o senza doverlo restituire affatto, il non poterlo rifiutare in quanto dono ma accettarlo perchè è luce della vita.
Da leggere!
Come Migliorare L'Autostima e Vincere L'Ansia
Come Migliorare l\’Autostima e Vincere l\’Ansia
dal sito di una presenza amica, pagine veramente interessanti dove si affrontano le difficoltà psicologiche in una “era” che crea nevrosi su nevrosi e dove spesso ci si sente soli con se stessi senza via di uscita!
Grazie Rolando!
Come Superare le difficoltà di tutti i giorni
In questo particolare periodo storico che stiamo attraversando vediamo come le difficoltà economiche e sociali
influiscono su quasi tutta la popolazione, la domanda che ci poniamo è: “Come posso Superare questa difficoltà?”
Le difficoltà di cui parlo possono essere economiche, perdita di interesse nei partiti, perdita di un lavoro,
difficoltà ad arrivare a fine mese.
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