due pareri meglio di uno? ebbene si… questo è emerso da…

http://www.corriere.it/salute/11_gennaio_23/secondo-parere-medico_2d241f1c-2620-11e0-8bad-00144f02aabc.shtml

Può aiutare a decidere e a evitare errori e sprechi

Una pratica diffusa all’estero. Da noi ancora una scelta «nascosta»

Il secondo parere serve al malato
Ma anche al medico

Può aiutare a decidere e a evitare errori e sprechi

MILANO – Racconta un medico ospedaliero, sul sito inglese di un associazione di malati di cancro. «Io come medico sopportavo con fastidio il fatto che i miei pazienti chiedessero un secondo parere sulla mia diagnosi. Mi sembrava che non si fidassero di me. «Poi mi è stato diagnosticato un piccolo tumore del colon. Altro che secondo parere: di pareri ne ho chiesti sei o sette prima di decidermi a intervenire». Il medico che deve curare se stesso dà sempre grandi lezioni. E scopre quello che appare evidente alla maggior parte dei pazienti. Che di fronte alla diagnosi di una malattia grave nasce il bisogno di una conferma, di un confronto che sia anche conforto. «Il momento della comunicazione della diagnosi di una malattia severa è molto delicato — dice un medico di grande esperienza, Pasquale Spinelli, una carriera come gastroenterologo all’Istituto dei tumori di Milano —. È importante che in quel momento il professionista sappia dare consigli sul da farsi, sulle diverse opzioni, sulle possibilità. Ed è giusto non solo accettare ma anche consigliare un secondo parere, guidare il paziente anche in questo». Troppo spesso invece la realtà mostra un altro quadro. Quello del neomalato in ansia, con la cartella clinica sotto il braccio, ottenuta spesso a fatica, che inizia il giro delle sette chiese e delle altrettante speranze. Lo guida, nella maggior parte dei casi, il passaparola, l’amico dell’amico, il sentito dire. Oppure, oggi sempre più frequentemente, procede lungo le strade insidiose di Internet. In ogni caso al caro prezzo degli onorari che si moltiplicano.

LUSSO O DIRITTO ? – Ci si chiede: il secondo parere è un lusso o è un diritto del malato? Secondo molti è uno spreco di risorse, che crea confusione e rischia di screditare il valore del “primo parere”. Secondo altri, oltre che una comprensibile necessità psicologica, è un diritto che il medico ha il dovere di rispettare almeno per le patologie importanti. La medicina più avanzata, a livello internazionale, propende decisamente per questa seconda tesi. Nei Paesi anglosassoni, in Francia e nella maggior parte dei Paesi europei la “second opinion” è una pratica comune, naturale, che non scandalizza nessuno. Nel sistema sanitario americano, basato sulle assicurazioni private, in molti casi è addirittura obbligatoria, tutti i principali centri di eccellenza forniscono questo servizio in varie specialità e le linee guida delle associazioni mediche lo raccomandano. Anche perché le ricerche condotte in questo campo hanno dimostrato l’efficacia dei consulti, che permettono di “correggere” un numero significativo di diagnosi, evitando anche molti interventi inutili. E quindi risparmiando anche denaro. Per esempio la British medical association impone di rispettare la richiesta del paziente di un altro parere e raccomanda di fornire le indicazioni utili e tutti i dati clinici in possesso. I medici si adeguano volentieri, anche perché sono più protetti da eventuali rivalse legali.

IN ITALIA – Ma in Italia il Servizio sanitario ignora il “secondo parere”: le strutture pubbliche non forniscono questo servizio e la maggior parte dei medici si dimostra comunque poco disponibile ad aiutare il paziente. E non è previsto alcun rimborso. Il diritto alla “second opinion” compare solo nella carta dei diritti del malato, proposta da Umberto Veronesi. «La situazione italiana è molto arretrata in questo campo. Chi non ha la capacità o la possibilità di gestirsi in proprio il “secondo parere” non è protetto dal sistema», afferma deciso Sandro Mattioli, specialista di chirurgia generale all’università di Bologna. Con Luigi Bolondi, ordinario di clinica medica, sta organizzando per il prossimo 11 febbraio un convegno dal titolo “Mobilità sanitaria e second opinion”, per conto della Società medico chirurgica della città. «Direi anzi che la situazione va peggiorando — prosegue Mattioli — . Una volta c’era l’illustre clinico, il “barone”, che non aveva difficoltà a spedire i pazienti per un consulto, con il viatico di un “Dì che ti mando io”. Questo sistema paternalistico è giustamente finito, ma non è stato sostituito da qualcos’altro. Nella sanità italiana c’è anzi una sorta di sindrome del “maso chiuso”: ciascuno cerca di tenersi stretti i propri pazienti, anche per motivi economici». Ma i pazienti “viaggiano” lo stesso, anche non invitati. «Lo stato dice: devi andare nella tua Asl di competenza, altrimenti sono fatti tuoi. E così il paziente si arrangia. Mentre dovrebbe favorire un sistema di consulti tra gli specialisti, per quel che riguarda la clinica medica. E fornire una “second opinion” concreta per quel che riguarda la chirurgia, basata su una rete di centri specialistici e di riferimento per le varie patologie, distribuiti sul territorio. Anche perché in chirurgia non conta soltanto la competenza del singolo medico, ma quella dell’intera squadra». «Il servizio sanitario deve farsi carico del secondo parere — ribadisce Spinelli — perché fa parte integrante dell’assistenza al malato. Per evitare dispersioni di energie e denaro. E prevenire anche che il paziente, nella sua ricerca a volte disperata, finisca per affidarsi a “guaritori” di vario tipo, che promettono soluzioni miracolistiche».

Riccardo Renzi

MILAN – Tell a hospital physician, the English website of a group of cancer patients. “I hated as a physician discomfort with the fact that my patients seek a second opinion on my diagnosis. It seemed that no fidassero me. “Then I was diagnosed with a small colon cancer. Other than second opinion: the opinions I have asked six or seven before deciding to intervene. ” The physician must heal himself always gives great lessons. And find out what is obvious to most patients. That before the diagnosis of a serious illness arises the need to confirm this, a comparison that is also comforting. “The moment in which diagnosis of a severe illness is very delicate – says a doctor with considerable experience, Pasquale Spinelli, a career as a gastroenterologist Cancer Institute of Milan -. It is important that at that time able to give professional advice on what to do, on the various options, the possibilities. And it is right not only accept but also suggest a second opinion, to guide the patient in this. ” Too often, instead of the reality shows another picture. What’s neomalato anxious, with the medical record under his arm, often obtained with difficulty, which begins around the seven churches and so many hopes. The guide, in most cases, word of mouth, the friend of a friend, the hearsay. Or, today more and more frequently, proceed along the treacherous roads of the Internet. In any case, the high price of fees to multiply.

LUXURY OR RIGHT? – The question is: The second opinion is a luxury or a patient’s right? According to many is a waste of resources, which creates confusion and threatens to discredit the value of the “first opinion”. According to others, as well as an understandable psychological need, is a right that the doctor has the duty to respect at least for major diseases. The most advanced medicine at the international level, leans decidedly to the latter thesis. In Anglo-Saxon countries, France and most European countries the “second opinion” is a common practice, of course, does not offend anyone. In the U.S. healthcare system based on private insurance, in many cases, even mandatory, all major centers of excellence in providing this service in various specialties and the guidelines of medical associations recommend it. Also because the research in this field have demonstrated the effectiveness of consultations, which allow you to “fix” a significant number of diagnosis, thus avoiding many unnecessary interventions. And then also save money. For example, the British Medical Association calls for respecting the patient’s request for another opinion and recommended to provide useful information and all clinical data in its possession. The doctors are happy to adapt, because they are more protected from possible legal retaliation.

IN ITALY – Italy in the health service but ignores the “second opinion”: the public do not provide this service and most medical shows, however, little is available to help the patient. And there is no refund. The right to “second opinion” appears only in the patient’s bill of rights proposed by Umberto Veronesi. “The Italian situation is far behind in this field. Who does not have the capacity or the ability to manage their own “second opinion” is not protected by the system, “says Sandro Mattioli agreed, a specialist in general surgery at the University of Bologna. With Luigi Bolondi, professor of clinical medicine, is organizing a conference on February 11 entitled “Medical furniture and second opinion” on behalf of the Medical Society of Surgical city. “I would say that the situation is getting worse – says Mattioli -. Once there was the famous clinician, the “Baron”, who had no difficulty in sending patients for a consultation with the food for the journey of a “Say I sent you.” This paternalistic system is rightly done, but has not been replaced by something else. The Italian health is indeed a kind of syndrome of the farmstead “everyone tries to hold onto their patients, even for economic reasons.” But patients ‘travel’ the same, even uninvited. “The state says you must go to your local health jurisdiction, your facts are otherwise. And so the patient gets by. While it should promote a system of consultations between specialists, with regard to the medical clinic. And provide a “second opinion” with regard to the actual surgery, based on a network of specialized centers and reference for the various diseases, for geographically distributed. Even surgery does not count because only the competence of individual doctors, but the whole team. ” “The health service must pay all the second opinions – reiterated Spinelli – it is an integral part of care for the sick. To avoid waste of energy and money. It also prevent the patient in his quest to desperate times, end up relying on “healers” of various kinds, which promise miraculous solutions. ”

Riccardo Renzi

MILAN – Parlez à un médecin de l’hôpital, le site anglais d’un groupe de patients atteints de cancer. «Je détestais comme un malaise médecin avec le fait que mes patients demander un deuxième avis sur mon diagnostic. Il est apparu qu’aucune fidassero moi. “Ensuite, j’ai été diagnostiqué avec un cancer du côlon petits. Autre que le deuxième avis: les opinions que j’ai demandé à six ou sept avant de décider d’intervenir “. Le médecin doit se soigner donne toujours de grandes leçons. Et savoir ce qui est évident à la plupart des patients. C’est avant que le diagnostic d’une maladie grave se pose la nécessité de confirmer cela, une comparaison qui est également réconfortant. “Le moment où le diagnostic d’une maladie grave est très délicate – dit un médecin possédant une expérience considérable, Pasquale Spinelli, une carrière de gastro-entérologue Cancer Institute de Milan -. Il est important qu’à ce moment en mesure de donner des conseils professionnels sur ce qu’il faut faire, sur les différentes options, les possibilités. Et il est bon non seulement accepter, mais suggèrent aussi un deuxième avis, pour guider le patient dans ce domaine. ” Trop souvent, au lieu de la réalité montre une autre image. Quoi de neomalato anxieux, avec le dossier médical sous le bras, souvent difficile à obtenir, qui commence autour des sept églises et tant d’espoirs. Le guide, dans la plupart des cas, le bouche à oreille, l’ami d’un ami, le ouï-dire. Or, aujourd’hui de plus en plus fréquemment, passez le long des routes traîtresses de l’Internet. Dans tous les cas, le prix élevé des frais pour se multiplier.

LUXE ou à droite? – La question est: Le deuxième avis est un luxe ou un droit d’un patient? Selon beaucoup de gens est un gaspillage de ressources, ce qui crée de la confusion et menace de discréditer la valeur de la “première opinion”. Selon d’autres, ainsi que d’un besoin compréhensible psychologique, est un droit que le médecin a le devoir de respecter au moins pour les principales maladies. Le médicament le plus avancé au niveau international, se penche décidément à la thèse de ce dernier. Dans les pays anglo-saxons, la France et la plupart des pays européens de la «deuxième opinion» est une pratique courante, bien sûr, ne pas offenser personne. Dans le système de santé américain basé sur une assurance privée, dans de nombreux cas, voire obligatoire, tous les principaux centres d’excellence dans la prestation de ce service dans les différentes spécialités et les lignes directrices des associations médicales, il recommande. Aussi parce que la recherche dans ce domaine ont démontré l’efficacité des consultations, qui vous permettent de “fixer” un nombre important de diagnostic, évitant ainsi de nombreuses interventions inutiles. Et puis aussi économiser de l’argent. Par exemple, la British Medical Association appelle au respect la demande du patient pour un autre avis et a recommandé de fournir des informations utiles et toutes les données cliniques en sa possession. Les médecins sont heureux d’adapter, parce qu’ils sont plus protégés contre les représailles juridiques possibles.

En Italie – Italie dans le service de santé, mais ne tient pas compte de la «deuxième opinion»: le public ne fournit pas ce service et la plupart des émissions médicales, cependant, est peu disponible pour aider le patient. Et il n’y a pas de remboursement. Le droit à la «deuxième opinion» n’apparaît que dans le projet de loi des droits du patient proposé par Umberto Veronesi. «La situation italienne est loin derrière dans ce domaine. Qui n’a pas la capacité ou la capacité de gérer leurs propres «deuxième opinion» n’est pas protégé par le système », explique Sandro Mattioli convenu, un spécialiste en chirurgie générale à l’Université de Bologne. Avec Luigi Bolondi, professeur de médecine clinique, organise une conférence sur Février 11, intitulé “Mobilier médical et une deuxième opinion” au nom de la Société médicale de la ville de chirurgie. «Je dirais que la situation s’aggrave – dit Mattioli -. Il était une fois le clinicien célèbre, le “Baron”, qui n’a eu aucune difficulté à envoyer des patients pour une consultation avec la nourriture pour le voyage d’un «Dites-lui je vous envoie.” Ce système paternaliste est bien fait, mais n’a pas été remplacé par autre chose. La santé italien est en effet une sorte de syndrome de la ferme “tout le monde essaie de s’accrocher à leurs patients, même pour des raisons économiques.” Mais “Voyage” patients les mêmes, même sans y être invité. “L’Etat dit que vous devez aller à votre juridiction de santé locaux, les faits sont autrement. Et si le patient est par. Si elle doit promouvoir un système de consultations entre les spécialistes, à l’égard de la clinique médicale. Et fournir une «deuxième opinion» à l’égard de l’intervention proprement dite, basée sur un réseau de centres spécialisés et de référence pour les différentes maladies, pour répartis géographiquement. Même la chirurgie ne compte pas parce que la compétence des médecins individuels, mais toute l’équipe. ” “Le service de santé doit payer toutes les opinions seconde – a réitéré Spinelli – c’est une partie intégrante des soins pour les malades. Pour éviter le gaspillage d’énergie et d’argent. Il a également empêcher le patient dans sa quête pour des temps désespérés, finissent par se fondant sur “guérisseurs” de toutes sortes, qui promettent des solutions miracles. ”

Riccardo Renzi

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