Cervello plastico…e Sacks

A ciascuno la \”sua\” cecità… e Oliver Sacks

Che il cervello umano avesse numerose risorse, già lo sapevamo, leggetevi questo articolo che ho trovato su internet!

http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/433482/

Nell’ Occhio della mente il grande neurologo racconta la perdita della visione in 3D. Partendo
da un dramma personale

PIERO BIANUCCI
torino

Chiudete un occhio e allargate le braccia all’altezza delle spalle. Ora muovete le braccia davanti a voi e provate a far incontrare la punta dell’indice sinistro con la punta dell’indice destro. Quasi certamente mancherete il contatto. Benché conosciate bene le vostre braccia, senza la visione in tre dimensioni è difficile muoverle con precisione, e la visione stereo richiede due punti di vista, cioè due occhi. Però non basta. Se guardiamo prima con un occhio e poi con l’altro vediamo due immagini alquanto diverse, specie per gli oggetti vicini. Eppure usando entrambi gli occhi le immagini si fondono in una sola: un’immagine più ricca di informazione, che ci permette di stimare la distanza e le posizioni relative delle cose. L’elaborazione per arrivare a questo risultato è complessa e non avviene negli occhi ma nel cervello, come del resto succede per tutto ciò che riguarda i nostri sensi. Lo si scopre quando nel cervello qualcosa non funziona.

Alla visione in 3D Oliver Sacks, neurologo inglese che vive negli Stati Uniti e celebre narratore di casi clinici, dedica gran parte del suo ultimo libro, L’occhio della mente (Adelphi, 270 pagine, 19 euro). Un capitolo riguarda Sue Barry, moglie di un astronauta, lei stessa neurologa.

Sue era nata strabica ma tre interventi chirurgici ai muscoli oculari le avevano riallineato gli occhi. Peccato che fosse tardi. Ormai aveva 7 anni, ed è nei primi due anni di vita che il cervello costruisce i più importanti circuiti neuronali della vista. La visione in 3D di Sue rimase quindi imperfetta, ma lei non se ne accorgeva perché riusciva a fare una vita del tutto normale. Fu a cinquant’anni che intervenne un grave peggioramento. Il suo mondo era diventato piatto.

Sotto la guida di una optometrista, Sue iniziò una lunga serie di esercizi per fondere in una sola le immagini fornite dai suoi occhi. Così, con pazienza e testardaggine, ha recuperato la visione stereo (parola che in greco, ci ricorda Sacks, significa solido). Come è stato possibile?

La risposta viene dalle neuroscienze degli ultimi vent’anni: il cervello è plastico. Colpito da un trauma o sottoposto a esercizi costanti, entro certi limiti riesce a elaborare circuiti neuronali alternativi. Oggi Sue prova un incredibile piacere nel percepire il mondo: «Intorno a me stava cadendo lenta la neve, in grandi fiocchi bagnati. Vedevo lo spazio tra un fiocco e l’altro, e tutti insieme producevano una meravigliosa danza tridimensionale». Il successo di mediocri film in 3D si deve a questo: con i loro effetti speciali ci rendono consapevoli della spazialità in cui siamo immersi, altrimenti data per scontata.

Tranne Zio Tungsteno , tutti i libri di Sacks, dal primo e famoso Risvegli portato sullo schermo da Robin Williams e Robert De Niro, a L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello , a Vedere voci eccetera, raccontano casi clinici nei quali un trauma o un difetto genetico svelano qualche funzione cerebrale. È una esplorazione nella quale la scoperta scientifica germoglia dalla malattia. Il tutto in una concezione olistica e umanistica del rapporto medicopaziente che sfocia in buona letteratura. Ma il secondo caso di perdita della visione in 3D che Sacks riporta nell’ Occhio della mente è speciale perché è la storia del melanoma, un tumore maligno, che gli ha portato via l’occhio destro.

Qui il dramma personale prevale sul distacco scientifico, il caso clinico è così poco metabolizzato che Sacks è riuscito a raccontarlo solo in forma di diario, una presa diretta che fa percepire tutte le sue paure e le sue angosce. Nonostante ciò, Sacks conserva una serenità sufficiente per riferire un’esperienza rivelatrice: «Vidi due uomini che venivano verso di noi, entrambi con una camicia bianca. Mi fermai, chiusi gli occhi e mi accorsi che potevo continuare a osservarli. Quando riaprii gli occhi, rimasi sorpreso nello scoprire che gli uomini in camicia bianca non c’erano più. Ci avevano superati incrociandoci». Insomma, colpita dal tumore, la percezione visiva gli dava una visione differita, gli consentiva di vedere nel passato prossimo. «Questa persistenza della visione mi divertiva», conclude Sacks. Era la prova provata su se stesso che è la mente a vedere, qualunque cosa sia la mente intesa come funzione astratta che emerge dal cervello anatomico.

In effetti L’occhio della mente è un campionario di cecità diverse: la pianista che non riesce più a leggere uno spartito, la pittrice che dopo un ictus perde e recupera la parola, l’autore di romanzi polizieschi che continua a scrivere ma non può rileggersi perché colpito da alessia, lo stesso Sacks che – come il 5 per cento della popolazione – stenta a ricordare il volto delle persone, anche le più amiche, il cieco che continua a vedere creandosi immagini mentali. Come dire: a ognuno la sua cecità. Il che è anche un apologo.

In the ‘mind’s eye the great neurologist, says the loss of vision in 3D. Starting
from a personal tragedy
Piero Bianucci
turin

Close one eye and hold out your arms to shoulder height. Now move your arms in front of you and try to bring together the left index finger with the tip of his right. Almost certainly miss the contact. Though you know well your arms, without a vision in three dimensions is difficult to move with precision, and stereo vision requires two points of view, ie two eyes. But not enough. If we look first with one eye and then with the other two images look quite different, especially for near objects. Yet both eyes using the images merge into one: a more information-rich, which allows us to estimate the distance and the relative positions of things. The processing to achieve this is complex and does not occur in the eye but in the brain, as is the case for everything related to our senses. It is discovered in the brain when something does not work.

The 3D viewing Oliver Sacks, neurologist English who lives in the United States and famous narrator of clinical cases, devotes much of his latest book, The Eye of the Mind (Vintage, 270 pages, 19 euros). A chapter about Sue Barry, the wife of an astronaut, she neurologist.

Sue was born cross-eyed but three eye muscle surgery to realign the eyes they had. Too bad it was late. By now she was 7 years old, and is in the first two years of life that the brain constructs neural circuits of the most important view. The 3D vision of Sue was so imperfect, but she did not realize it because they could make a living completely normal. It was a serious deterioration in fifty years that intervened. His world had gone flat.

Under the guidance of an optometrist, Sue began a long series of exercises to fuse the images provided in one of his eyes. So, with patience and persistence, has recovered the stereo vision (in the greek word, Sacks reminds us, means solid). How was this possible?

The answer comes from neuroscience in the last twenty years: the brain is plastic. Affected by trauma or subjected to constant exercise, within certain limits can develop alternative neural circuits. His trial today an incredible pleasure in perceiving the world: “All around me was falling slowly the snow, in large wet flakes. I saw the space between a jib and the other, and together they produced a beautiful dance-dimensional. ” The mediocre success of 3D movies is due to this, with their special effects make us aware of spatiality in which we are immersed, or taken for granted.

Except Uncle Tungsten, Sacks all the books, the first and most famous Awakenings brought to the screen by Robin Williams and Robert De Niro in The Man Who Mistook His Wife for a Hat, a See entries, etc., tell clinical cases in which trauma reveal some genetic defect or brain function. It is an exploration of scientific discovery in which sprouts from the disease. All this in a holistic and humanistic doctor-patient relationship that leads to good literature. But the second case of loss of vision in 3D back in Sacks’ eye of the mind is special because it is the history of melanoma, a malignant tumor, which has taken away the right eye.

Here the personal drama takes precedence over scientific detachment, the clinical case is metabolized so little that Sacks was able to tell only in diary form, which is a direct drive feel all his fears and anxieties. Nevertheless, Sacks maintains a calm enough to tell a revelatory experience: “I saw two men coming towards us, both with a white shirt. I stopped, closed my eyes and I realized that I could continue to observe them. When I opened my eyes, I was surprised to discover that the men in white shirts were gone. We were crossing of intersections. ” In short, developed cancer, visual perception gave him a vision deferred, allowed him to see in the recent past. “I enjoyed this persistence of vision,” concludes Sacks. It was the proof of itself that is the mind to see, no matter what the mind is understood as abstract function that emerges from the brain anatomy.

In fact, the mind’s eye is a different sample of blindness: the pianist who can no longer read music, the artist who, after a stroke and recovers lost the word, the author of detective novels who continues to write but can not reread it hit by alexia, Sacks himself who – like 5 percent of the population – hard to remember people’s faces, even the most friendly, the blind man who continues to see creandosi mental images. As if to say: to each his blindness. This is also a fable.

Dans l’oeil de l’esprit »est le neurologue grande, dit la perte de la vision en 3D. Démarrage
d’une tragédie personnelle
Piero Bianucci
turin

Fermez un œil et tendez les bras à hauteur des épaules. Maintenant, déplacez vos bras devant vous et d’essayer de rassembler l’index gauche avec le bout de son droit. Presque certainement manquer le contact. Bien que vous connaissez bien vos bras, sans une vision en trois dimensions est difficile de se déplacer avec précision, et la vision stéréo nécessite deux points de vue, c’est à dire deux yeux. Mais pas assez. Si nous regardons d’abord avec un œil, puis avec les deux autres images un aspect très différent, surtout pour les objets proches. Pourtant, les deux yeux en utilisant les images fusionner en un seul: plus une information riche, qui nous permet d’estimer la distance et la position relative des choses. Le traitement pour y parvenir est complexe et ne se produit pas dans les yeux, mais dans le cerveau, comme c’est le cas pour tout ce qui touche à nos sens. Il est découvert dans le cerveau quand quelque chose ne fonctionne pas.

La visualisation 3D, Oliver Sacks, neurologue anglais qui vit aux Etats-Unis et célèbre narrateur de cas cliniques, consacre beaucoup de son dernier livre, The Eye of the Mind (Vintage, 270 pages, 19 euros). Un chapitre sur Sue Barry, l’épouse d’un astronaute, elle neurologue.

Sue est né louche mais trois chirurgie des muscles oculaires pour réaligner les yeux qu’ils avaient. Dommage il était tard. A présent, elle avait 7 ans, et est dans les deux premières années de vie que le cerveau construit les circuits neuronaux de la vue la plus importante. La vision 3D de Sue était si imparfaite, mais elle ne s’en rendent pas compte parce qu’ils ne pouvaient gagner leur vie complètement normale. Ce fut une grave détérioration en cinquante ans qui sont intervenus. Son monde était crevé.

Sous la conduite d’un optométriste, Sue a commencé une longue série d’exercices pour fusionner les images fournies dans un de ses yeux. Alors, avec patience et persévérance, a récupéré la vision stéréo (dans le mot grec, Sacks nous le rappelle, signifie solide). Comment était-ce possible?

La réponse vient de neurosciences au cours des vingt dernières années: le cerveau est plastique. Touchés par un traumatisme ou soumis à un exercice constant, dans certaines limites peuvent développer d’autres circuits neuronaux. Son procès aujourd’hui un incroyable plaisir à percevoir le monde: «Tout autour de moi tombait lentement la neige, en gros flocons mouillés. J’ai vu l’espace entre un foc et l’autre, et ensemble, ils ont produit une belle danse-dimensionnel ». Le succès médiocre des films en 3D est due à cela, avec leurs effets spéciaux nous faire prendre conscience de la spatialité dans laquelle nous sommes plongés, ou pris pour acquis.

Sauf tungstène oncle, Sacks tous les livres, les réveils premier et plus célèbre porté à l’écran par Robin Williams et Robert De Niro dans L’Homme qui prenait sa femme pour un chapeau, une des entrées-Siège, etc, dites de cas cliniques dans lesquels un traumatisme révéler certains défauts génétiques ou des fonctions du cerveau. C’est une exploration de la découverte scientifique dans lequel les germes de la maladie. Tout cela dans une approche holistique et humaniste relation médecin-patient qui mène à la bonne littérature. Mais le deuxième cas de perte de la vision à l’arrière 3D dans l’oeil de Sacks de l’esprit est spécial car il est l’histoire d’un mélanome, une tumeur maligne, qui a enlevé l’œil droit.

Ici, le drame personnel prend le pas sur le détachement scientifique, le cas clinique est métabolisée si peu que Sacks a été en mesure de dire que sous forme de journal intime, qui est un entraînement direct se sentent toutes ses peurs et angoisses. Néanmoins, Sacks maintient une assez calme pour raconter une expérience révélatrice: «J’ai vu deux hommes venir vers nous, à la fois avec une chemise blanche. J’ai arrêté, j’ai fermé les yeux et j’ai réalisé que je pouvais continuer à les observer. Quand j’ai ouvert mes yeux, j’ai été surpris de découvrir que les hommes en chemises blanches ont disparu. Nous avons été franchissement d’intersections. ” En bref, ont développé un cancer, la perception visuelle lui a donné une vision différée, lui a permis de voir dans le passé récent. «J’ai apprécié cette persistance de la vision», conclut Sacks. Il était la preuve de lui-même qui est l’esprit de voir, peu importe ce que l’esprit est considéré comme fonction abstraite qui se dégage de l’anatomie du cerveau.

En fait, l’œil de l’esprit est un échantillon différent de la cécité: le pianiste qui ne peut plus lire la musique, l’artiste qui, après un accident vasculaire cérébral et récupère perdu la parole, l’auteur de romans policiers, qui continue à écrire, mais ne peut pas relire le frapper par Alexia, Sacks lui-même qui – comme de 5 pour cent de la population – difficile de se rappeler les visages des gens, même les plus chaleureux, l’aveugle qui continue à voir des images creandosi mentale. Comme pour dire: à chacun sa cécité. C’est aussi une fable.

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