Quello che avrei voluto dirti…

Quello che avrei voluto dirti e non ci sono mai riuscita!
Ciao Deiene,
so che mi stai leggendo da qualche parte, magari sei seduta al mio fianco, mentre digito! si, mi piacerebbe illudermi!! Tu, Terry, Enza, Maurizio, Paola, Claudia, Luciano, Francesco, Anna, Angela, Giuseppe, Massimo, Antonio, Gabriella, Rosy e tanti altri…ecco cosa avrei voluto dirvi …
Non so da che parte incominciare! Avevo paura sai? forse tu la hai conosciuta la paura di aver paura! è una emozione che ti contorce lo stomaco per arrivare fin dentro l’anima.La ho imparata e conosciuta questa sensazione in questi anni dove si è maturati in età ma mai ed ancora serenamente preparati ad eventi di questo genere.
Era organizzato il nostro incontro, tutto in poche ore! Una telefonata al mattino, la comunicazione che dovevi dirmi qualche cosa di molto importante. La tua voce non era la tua. Oramai a pelle conoscendoti nel corso degli anni, le sfumature sonore erano limpidi messaggi di come stavi. Quando parlavi dei tuoi giovanissimi figli: Leonor e Mateo! Ero immersa in quel momento ad affrontare problemi personali miei fisici e presso la Barraquer, attendevo davanti al quirofano il mio destino prossimo di insegnante…avrei coronato il mio sogno oppure sarei caduta in un profondo lato oscuro della vita, dove solo ombra e luce sarebbero stati il mio unico lato vivo di una panoramica che avrei dovuto ricordare con la memoria? Mai più pensavo che avresti approfittato di rivedermi in quel frangente. Eravamo d’accordo che ci saremmo trovate! D’altronde fosti tu il mio “manager” locale, il mio assistente del consolato spagnolo a Barcelona! Deiene…io 23 anni e tu 26! Mi eri stata assegnata, ero il tuo tutor italiano! Ero una pazza incosciente e non mi faceva paura doverti insegnare la nostra lingua! Eravamo fra i monti! Ricordi le suore che ci davano il grappino quando rientravamo infreddolite?! le nostre lezioni gratis ai loro studenti per pagarci una camera dove dormire! io in una mansarda e tu, in un lungo corridoio dove riposavano le “sorelle”?!! ricordi….tanti! Vallemosso!
Da sola, ero giunta al terzo mio anno di controlli, in un paese dove le lingue erano multiple, avevo imparato discretamente a capire sia il catalano che il castigliano. Ma il tuo italiano era perfetto.
Cosa dovevi dirmi? avevo paura! Eccoci allora, davanti ad una tazza di caffè. Tu smagrita, gli occhi più affossati del solito, ed un impaccio respiratorio che mi è rimasto impresso. ” sto morendo”… senza tante parole mi gettasti addosso questa sentenza senza preamboli. La tua dignità mi sconvolse. Rimasi senza parole, un imbarazzo micidiale emotivo. Non avevo voce, ero solo orecchie, cuore che usciva dal talamo spietatamente addolorato. ” stai serena, non ho paura, ma devo dirlo a qualche d’uno che non sia la mia famiglia e che mi aiuti nei momenti no…”
Deiene! Solo ora mi sto rendendo conto di cosa avrei voluto dirti e che non ti ho mai detto. Avrei voluto dirti che eri una buona madre, un ottima terapista a scuola, una donna vitale e perfetta! Eri invece ai miei occhi sfocati, un piccolo scricciolo che avrei voluto abbracciare forte forte, ma temevo di farti del male, tanto male…ma forse anche di farmene io. Sarebbe stato il nostro ultimo abbraccio, confronto fra colleghe, amiche, la vice zia dei tuoi figli. Tu, mi affidasti due foto, una piccola scatola di latta, con dentro i nostri ricordi! le foto fatte a scuola con i nostri ragazzini apparentemente diversi per occhi normali, ma normali per noi, per il nostro essere docet ! Eri preoccupata per loro i tuoi cuccioli. Il tuo compagno Enrique ! Avrei voluto dirti, mentre mi abbracciasti appoggiando il tuo capo sulla mia spalla, che io ci sarei sempre stata, che ti volevo bene, che eri stata sempre per me un esempio, un aiuto di vita. Durante il periodo di tirocinio a scuola, ricordi? 19 mesi lavorammo insieme, studiando e condividendo la nostra passione lavorativa. Poi ci siamo perse di vista, ma non di parole! tu nella tua Espana, dove decidesti di tornare per insegnare in una scuola italiana. Quanta corrispondenza! tu in spagnolo ed io in italiano! Volevi imparassi a leggere la lingua, comprenderla anche se non parlarla!
Avrei voluto dirti che avevo paura di non essere in grado di starti a fianco, che eri tu così dolce ed immensamente coraggiosa ad insegnarmi la vita. Il tuo non dover crucciarti troppo per quel fratello che si era allontanato da te con un distacco che solo il sentore della morte credo procuri in alcuni di noi.Ora con il tempo sto comprendendo sia stato forse per lui positivo per difendersi da tanto dolore. Io non si sono riuscita nel corso degli anni ad imparare a difendermi dalle mie emozioni! Me lo dicevi sempre: le emozioni rovinano l’anima ma vedrai che forse ti renderanno forte! Deiene?? non lo so ancora!
Mi spiaceva sai? Sapere come ci si possa preparare ad affrontare un distacco simile dalla propria famiglia, dal lavoro e dagli amici, ma non sapere o come fare per cercare di modulare il fatto che si dava agli affetti più cari un dolore che si avrebbe voluto evitare. Tu, chiedevi a me cosa dire o fare!!! Mi hai scelta, non mi è piaciuto questo “compito in classe della vita”, Mi ha lasciato un segno indelebile!
Avevo paura di dirti, che ammiravo il tuo grande coraggio, la tua dignità e ringraziarti per avermi resa partecipe di questa grande emozione, che penso si possa solo dividere con coloro che ti amano veramente! Ma avrei anche voluto dirti quante volte avrei preferito vigliaccamente non leggerti e risponderti. Non penso che tutti se non vi sono immersi in primis possano capire. Hai cercato nei mesi a venire di restare in contatto con me, con le tue missive, il tuo sfogo di dolore che non sapevo come consolare, forse avrei dovuto evitarti le mie lacrime silenziose, lo sguardo con gli occhi ludici! forse ti ho fatto male ulteriore…non lo so! Ti voglio chiedere scusa di questo! Vorrei chiedere scusa a tuo fratello Maurice, per averlo insultato, maltrattato, per essere lui fuggito, ed aver assunto una maschera così poco realistica e proporzionata alle emozioni che ci stavano tutti coinvolgendo! Maurice…distaccato, immerso in se stesso, nei suoi problemi, che pareva fossero solo i suoi e lui fosse al centro del mondo!
Deiene, hai continuato a scrivermi nei tre anni a seguire, lettere che leggevo di nascosto da tutti per nn farmi vedere in lacrime! lettere alle quali non sapevo come rispondere e come darti pace! Eppure la nostra corrispondenza è continuata fino a che Enrique non mi inviò un telegramma: Alda, Deiene mi ha detto di salutarti, se ne è andata ieri!
Deiene, grazie per esserci stata come amica, come collega, grazie per avermi insegnato che è bello restare se stessi fino alla fine! Grazie per avermi fatto capire che la vita nonostante tutto vada sfidata, anche se con un ultimo fiato! Non ti ho mai detto che vivevo e vivo tutt’ora in una città che qui appellano “killer” dove la morte sta diventando una stretta parente di ogni famiglia!
La polvere sottile, quasi untuosa che eliminavo dai mobili, la respiravamo, e abbiamo continuato a respirare tutt’ora. Qui viviamo un incubo di una disfatta umana legata a persone senza scrupoli, e tu te ne sei andata per lo stesso motivo, asbestos, mi dicesti! Allora non ti parlai mai di Eternit, del fatto che vivevo vicino alla dannata fabbrica,e di come ora siamo tutti “Fuggitivi costretti”. Di notte, si poteva leggere il giornale, erano accese le dannate luci fino alle 4 del mattino, per poi spegnersi fino al sorgere del giorno. Ricordo ancora il rumore quasi metallico dei tubi smistati ed appoggiati rumorosamente uno sull’altro…Abbiamo giocato, ci siamo pure sedute sui tubi! Ricordi? ignare… Non lo sapevamo! eravamo tutte troppo giovani e pronte a sfidare la VIta!
Deine, non ho mai potuto dirti che qui hanno provato a fare una causa legale affinchè si smettesse questo scempio… Abbiamo perso per una legge ingiusta, che ha legalizzato e reso possibile ad ogni “inquinante” di fare devastazione senza scrupoli, e continuare nel tempo a creare una strage senza fine.
Deiene, tu, te ne sei andata come tutti coloro che vivono questa dannata esperienza gratuita, con un coraggio immenso che supera la disperazione iniziale ma che è unica risorsa per farci sentire ancora VITA, CIELO, SOLE, MARE…
Ciao piccola grande donna, mi mancherai come mi stanno mancando le mie radici, e tutti i miei affetti che hanno subito la disfatta del “Fuggitivo Costretto!”
Tu, e tutti coloro che stanno continuando a lottare contro la morte bianca siete eroi, dei quali però non si deve ledere l’immagine, postandoli sui giornali come una gara per un triste primato: MORIRE di AMIANTO. Quanto vorrei poter aprire il Monferrato e leggere solo di nascite!! quanta voglia ho di serenità mentale! quanti ne avremmo desiderio Tutti!
ciao Discreta Deiene! ecco cosa volevo dirti.., ti immagino qui ora con me, che sorridi, ed ho ancora il tuo testolino sulla mia spalla, il nostro ultimo saluto… ciao, con affetto dalla tua collega italiana ti saluto!. Oggi sarebbe stato il tuo compleanno! non ti ho dimenticata!
(@by Alda Neumeno – diritti riservati- da “La valigia cartonata.” )
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la morte non è niente??? di nuovo… il killer silenzioso ha colpito…il Fuggitivo Costretto.

La morte non è niente…

a te, mio piccolo clone che sei volato per altri lidi, nella speranza di ritrovarti…

…per ritrovare il sorriso che tu volevi io continuassi ad avere anche quando continuavi a ripetermi: “va tutto bene…”

a te piccola grande Donna oltre ogni limite! con amore by @your sister

” La morte non è niente, sono solamente passato dall’altra parte:è come fossi nascosto nella stanza accanto.

Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare, parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.

La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perchè dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perchè sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.

Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami : il tuo sorriso è la mia pace.

La morte non è niente… di Sant Agostino.

———————

Casale Monferrato 28/09/2014, un Fuggitivo Costretto dall’ insensatezza dell’uomo, per l’amianto…e si ripete il film dell’orrore…

Cari giornalisti, è inutile pubblicare foto, articoli di ricordo e quant’altro, nulla serve a riportare in vita chi con grande dignità e coraggio e notevole rassegnazione ha affrontato la “morte bianca” donata da un killer silenzioso chiamato Amianto!

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Dr Poli: Amnesia globale transitoria:Ipotesi vascolare venosa?

Ringrazio il Dottor Poli Otello Otello Poli per la fattiva e gratuita collaborazione alla realizzazione di questa pagina relativa alla neurologia e alle problematiche insite nel “ramo”

Il Dr Otello Poli :  è neurologo, il  medico è perferzionato anche  in “Medicina non convenzionale” e “Terapia del dolore” ed informazioni ulteriori  le trovate anche qui: http://www.otellopoli.com

se volete contattare l’autore perchè interessati ad ulteriori informazioni : otellopoli@tiscali.it otellopoli@gmail.com

Articolo a cura di Dr Poli

L’amnesia globale transitoria è una sindrome neurologica caratterizzata la temporanea, ma quasi totale, perdita della memoria a breve termine con una difficoltà ad accedere ai ricordi più remoti. Una persona affetta da amnesia non presenta ulteriori segni di compromissione cognitiva

L’amnesia globale transitoria è una sindrome neurologica caratterizzata la temporanea, ma quasi totale, perdita della memoria a breve termine con una difficoltà ad accedere ai ricordi più remoti. Una persona affetta da amnesia non presenta ulteriori segni di compromissione cognitiva.

Manifestazioni cliniche

Un paziente nel corso di un attacco di amnesia non ha quasi nessuna capacità di instaurare nuovi ricordi, ma appare mentalmente vigile e lucida, in possesso di piena conoscenza dell’identità propria e dei membri della propria famiglia, mantenendo intatte le capacità percettive ed un vasto repertorio di comportamenti complessi già appresi.

L’individuo semplicemente non riesce a ricordare tutto ciò che è accaduto al di fuori degli ultimi minuti, mentre la memoria per gli eventi temporalmente più distanti può essere in gran parte intatta. Il grado di amnesia è profondo, e, nell’intervallo durante il quale l’individuo è consapevole della sua condizione, è spesso accompagnato da ansia.

L’attacco si risolve nel corso di 24 ore.

Se l’evento dura meno di un’ora, potrebbe essere causato da una amnesia epilettica transitoria.

La causa di fondo della amnesia rimane sconosciuta

Le ipotesi principali sono:

  • un episodio epilettico (amnesia epilettica transitoria),
  • un problema di circolazione cerebrale, da o verso l’encefalo,
  • ovvero un fenomeno vasomotorio correlato alla emicrania.

Questo breve articolo non ha quale finalità quella descrittiva della suddetta sindrome, ben conosciuta da tutti i professionisti, bensì si pone come obiettivo il focalizzare l’attenzione sulla possibile causa di maggior interesse e di più recente elaborazione ovverosia quella circolatoria vascolare dell’encefalo concernente i vasi venosi e, pertanto, la fase efferente da quest’ultimo.

Ciò spiegherebbe, inoltre, il frequente reperto di negatività strumentale (neuroimaging, neurovascolare arterioso, elettroencefalografico).

Una notazione importante circa la CCSVI (ovverosia “insufficienza venosa cerebro-spinale cronica”) è come essa rappresenti di fatto la scoperta di una nuova patologia basata su una anomalia morfo-strutturale delle vene giugulari (delle vene azigos) che trae origine dagli studi effettuati dal Prof. Paolo Zamboni e la sua equipe circa la correlazione (causale? concausale? casuale?) tra questa anomalia e la Sclerosi Multipla.

Fino ad alcuni anni or sono non se ne conosceva la esistenza

Da osservare come la facile ed incruenta diagnostica a mezzo di esame ecodoppler venoso renda possibile una agevole indagine di screening su quei pazienti affetti da amnesia globale transitoria.

Questa metodica si è rivelata superiore e più affidabile rispetto alla neuroimaging mediante RM venografica.

Inoltre la metodica dopplersonografica non presenta alcun rischio in quanto non invasiva rispetto alla “venografia mediante catetere” che allo stato dell’arte viene considerato il “golden standard” diagnostico. Quest’ultima è stata studiata e messa in pratica in alcuni Paesi (tra i quali Italia e US, ecc).

Ipotesi vascolare: sistema venoso efferente dall’encefalo

Una origine vascolare viene,pertanto, suggerita da recenti ricerche circa la insufficienza valvolare venosa concernente la vena giugulare o CCSVI.

In questi pazienti la amnesia segue uno sforzo fisico che determina il verificarsi della manovra di Valsalva ( manovra che comporta l’espirazione forzata a glottide chiusa; tale manovra aumenta notevolemente la pressione intra-toracica ed intra-addominale e viene prodotta da uno sforzo fisico intenso).

Lo sforzo fisico, in altre parole, causerebbe un flusso retrogrado di sangue nelle vene giugulari, e pertanto, nella circolazione ematica encefalica.

La ipotesi che ne consegue ritiene che la amnesia sia causata ad una congestione venosa del encefalo che porterebbe ad un edema, un conseguente aumento della PIC (pressione intra-cranica) e quindi una sofferenza ipossico/anossico transitoria di regioni strettamente linkate con la funzione memoria, in particolare la regione meso-limbica-ippocampale.

A marcare i differenti meccanismi etio-patogenetici alla base dell’amnesia globale transitoria e del TIA (attacco ischemico transitorio) renderebbero conto i dati che evidenziano come coloro che subiscono una amnesia globale transitoria non hanno maggiori probabilità di avere una successiva malattia vascolare cerebrale rispetto alla popolazione generale così come invece tra coloro che annoverano in anamnesi uno p più episodi TIA.

Inoltre confrontati con una popolazione di pazienti che abbiano avuto episodi TIA i pazienti con amnesia hanno evidenziato un rischio più basso di stroke, infarto del miocardio e morte improvvisa pressochè sovrapponibile alla popolazione generale.

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il fuggitivo costretto, ed imparare a dirsi addio…

Lo strazio di un Addio improvviso lascia un vuoto attonito, deprivazione senza senso e risposte inevase. Subentra disperazione e in seguito la razionalizzazione dell’ evento. Il tempo, da soli o aiutati da amici ti porteranno al compromesso dell’accettazione non facile della Liberazione.
Arrivi alla condivisa nostalgia serena di emozioni che ti porterai appresso, accettando il “Fuggitivo costretto”.
L’attimo che apprendi della Vita non Vita, segnata da destino crudele, regalata da civiltà senza scrupoli. Tu partecipe ad un film “horror” come é la pestilenza della morte bianca. Immersa nell’ incubo doloroso dell’io. Accompagnarsi insieme ad un congedo dove il “qui ed ora” sono più che mai unica risorsa ad avere una motivazione alla lotta comune in famiglia. Non pensavo di “ri-vivere” e “ri-condividere” questa agonia di vita con un affetto profondo. Prima rabbiosa, incredula, dopo riemerge il “déjà vu” del passato. Dolore assurdo, senza peso, senza forma ma primordiale, tu spaventosamente impotente. Egoisticamente “compressa”, attonita con il grande desiderio di fare “cambio” per non subire questo strazio, rendendoti consapevole che non é una scappatoia per difenderti da un nuovo Abbandono, a maggior ragione, quando ne hai appena metabolizzati altri…troppi.
E poi? Un incontro: un “magico ed inatteso” pomeriggio. Avrei voluto non esserci, come e cosa potevo dire? il sapere consolare? Aiutare? Nello stesso tempo desiderosa di recuperare attimi che si sono dimenticati, persi perché si sono create altre famiglie smistate dal fusto della Vita. Vorresti proteggere e proteggerti…sei inadeguata, piccola e tremendamente” inutile”. Scopri, dopo ore di parole uniche intime di condivisione di un dolore più forte di noi, che si può piangere insieme, emozionarsi. Si, si può fare senza usare la bilancia, con tenerezza estrema…Anche il dolore potrebbe divenire tenero se lo si percepisce con affetto immenso. Strano assurdo dolore: tenerissimo.
La grande serenità vera ma anche straziante che si riesce a percepire intimamente, facendola tua, sperando di riuscire a restituirla con la sua stessa accettata rassegnazione e realizzazione ragionata che questa è : Vita.


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Sulle Tracce dei Solari

A cura della Associazione Culturale Pentesilea, Idea Valcerrina, Municipale  Teatro e Agenzia per lo Sviluppo locale di San Salvario in Torino, con il contributo della Compagnia San Paolo, nell’ambito del programma in Itiner@:  in data odierna è stato presentato alla Stampa, il progetto Sulle Tracce dei Solari.

Sono intervenute: Elena Di Majo (Ass.Pentesilea- Torino), Alessandra Guerrini (Sopraintendenza Beni Storici del Piemonte),Gian Paolo Bardazza (Ass.Idea Valcerrina), Raffaella Rolfo (Beni Culturali della Diocesi di Casale Monferrato), Roberto Arnaudo, ed Enrico Gentina, rispettivamente Agenzia Sviluppo locale San Salvario e Municipale Teatro di Torino.

Il tutto mirato alla divulgazione culturale, storico ed ambientale del Piemonte, in un contesto di rielaborazione di eventi storici del passato, per permettere una maggiore conoscenza del proprio territorio e del vissuto storico che lo caratterizza!

siete attesi tutti!

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news e Sclerosi Multipla

Veneto/Sanità : news

04 Aprile 2014 – 12:53

(ASCA) – Verona, 4 apr 2014 – ”Non sono uno scienziato, ma ho preso informazioni: la scoperta di uno dei principali meccanismi alla base di molte patologie autoimmuni, come la sclerosi multipla, realizzata dal team di giovanissimi ricercatori dell’Universita’ di Verona, e’ di quelle per le quali tutto il mondo e milioni di malati dovranno ringraziare la qualita’ della ricerca che si fa in Veneto”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, saluta lo straordinario esito del lavoro, durato 7 anni, da parte di un gruppo di ricerca guidato da Gabriela Constantin, docente di Patologia Generale del Dipartimento di Patologia e Diagnostica dell’Universita’ di Verona diretto dal professor Paolo Scarpa, che ha portato alla scoperta che una proteina (la Tim-1) utile per alcuni aspetti, puo’ essere causa anche di molte malattie infiammatorie autoimmuni, tra le quali la sclerosi multipla, il lupus, l’artrite reumatoide, la psoriasi, il diabete mellito. Lo studio e’ gia’ stato pubblicato negli Stati Uniti. ”Forse altri nel mondo sono piu’ bravi a fare marketing e a vendersi nel mondo dell’informazione – aggiunge il Governatore – ma questa squadra di straordinari ricercatori, tanto giovani che il primo firmatario dello studio ha 30 anni, ha dimostrato una volta di piu’ il livello scientifico e umano raggiunto dalla sinergia tra sanita’ e ricerca, che ha portato il sistema veneto ai vertici internazionali, al pari di tanti concorrenti piu’ illustri solo perche’ piu’ abili nel pubblicizzare i loro lavori”. ”Da questa scoperta della quale andiamo orgogliosi – conclude il Presidente della Regione – ritengo possa partire una battaglia planetaria contro patologie gravi e gravemente invalidanti che, una volta vinta, potra’ consentire di individuare nuovi farmaci e terapie avanzate capaci di portare giovamento alle sofferenze di tanta gente, nel Veneto, in Italia, nel Mondo, afflitta da queste patologie”. fdm/res

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Sclerosi Multipla in Piemonte

Presso l’Assessorato alla Salute della Regione Piemonte, è stato presentato  il primo percorso per la diagnosi, terapia e assistenza per i pazienti affetti da Sclerosi Multipla.

Questo progetto è stato creato dal CReSM, il Centro di Riferimento Regionale per la Sclerosi Multipla sito presso la struttura ospedaliera di Orbassano San Luigi Gonzaga  in provincia di Torino.

Lo scopo è garantire una gestione ottimizzata del paziente, evitando gli sprechi e migliorando il percorso diagnostico e terapeutico assistenziale. Sono coinvolti vari specialisti in equipe utilizzando una corsia dedicata per le urgenze dei pazienti con un progetto di integrazione di competenze mediche: neurologo, oculista, neuroradiologo, fisiatra, infermiera dedicata, psicologo ecc.
Tutto questo progetto è stato spiegato da  Antonio Bertolotto, Direttore dell’Unità Operativa di Neurologia 2 – Centro di Riferimento Regionale per la Sclerosi Multipla (CReSM), A.O.U. San Luigi Gonzaga di Orbassano.

Facilitare il percorso del paziente nella gestione della malattia e delle sue urgenze. Evitare un aggravio di spese, e ridurre sia esami che numero di RMN se non al bisogno durante le ricadute della malattia o le valutazioni diagnostiche e di terapia. Dare la possibilità ai pazienti di reperire i farmaci nelle farmacie dedicate più vicine alle aree di residenza dei pazienti.

trovate informazioni maggiori qui:

Sclerosi Multipla. In Piemonte al via il primo percorso diagnostico terapeutico…

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ricordi

Assenza Eterea.

Sui monti Biellesi un sole pallidissimo appare

La famosa valigia cartonata stracarica di panni e miei pezzi di vita. Silenziosamente immersa nei pensieri variegati attendo presso un vecchio cascinale l’autobus che non arriva. Mattina che sta nascendo. Fiduciosa ricerco un sorriso avvolgente dall’anemico sole.

Neve, neve a badilate. Ovunque, stancante a dir poco ossessivamente presente!

Freddo intenso pervade pungendomi fin dentro le ossa il mio giovane corpo di ragazza. Silenzio orripilante, da brivido. Circondata da candore irritante, rami che parlano di neve, passeri saltellanti chiacchieroni assaporano vecchio panino sbriciolato abbandonato, lievemente muffo.

Finestre semichiuse osservano alle spalle. Spiano ogni movimento invisibile, occhi irritanti che vorrei evitare. Assenze o presenze?

Le odo, respirano sussurrando parole inascoltate di ricordi nascosti e poco percepiti. Mi sorvegliano ingrate, togliendomi il pensiero che cerca di correre libero.

Respirano queste pareti vecchie diroccate alle spalle. Fantasmi inesistenti che comprenetano il mio cervello fantasioso. Guardinga tremo al minimo fruscio, lo scricchiolio del ghiaccio, parla sotto ai miei piedi il gelo invernale. Sono sola, inerme, con la mia fisicità vulnerabile. Basterebbe folata di vento feroce per rotolarmi fra il candido manto che pare attenda smanioso un impronta vitale. Magrissima sono, pochi soldi, nelle tasche ciondolano cantando solitudine.

Docenza appena iniziata e fatica di vivere per non pesare su affetti lontani, una famiglia numerosa richiede alle mie radici sforzi lavorativi di un padre amato che trascorrerà notti insonni per conti di cassa sempre al limite. Cerco il blu rassicurante di un mezzo brontolante che mi accolga e che non arriva. Cinque anni di presenza consolidata nella piccola Piana. Così ripercorro con la mente, anni precedenti di studio. Materie su materie, corsi e una abilitazione in ballo per un docenza definitiva in una comunità montana isolata quasi spettrale. Il maso chiuso, isola di dolore.

Paese a ridosso del monte, una miriade di frazioni, quattrocento ragazzini vocianti mi attenderanno smaniosi di vita diversa, di parole nuove e curiosità manifesta. Ogni frazione unita da un abile ragno tessitore, si erge ai miei occhi nella propria solitudine interiore interrotta dal gemito di un gatto, l’ululato di un cane appare ogni tanto lugubre. Uomini e donne guardinghe, invecchiate dal tempo, dagli incesti perpetrati che si ravvedono nei cognomi doppi, imparentamenti patologici legati, solitudine determinata da un mondo forse opportunatamente nascosto privo di voglia di conoscenza e sapere.

Freddo intenso e notti di sesso incrociate in famiglie nascoste, apprenderò in seguito.

Sei diversa, hai cultura, ti osannano: sei temuta. Sei controllata, additata, percepita come disturbatore di quiete voluta e invecchiata nel tempo.

Cammino su e giù sembrando una stilosa “battona” coperta da panni pesanti, colorati, legati a vissuti diversi dove fantasia e giovane età fanno una donna nuova e apparentemente originale,lievemente inglese!

Freddo intenso, cerco di riattivarmi dondolando una valigia stanca.

Mi percepisco in strana ed incomoda posizione: passa qualche camionista che si ferma urlando proposte indecenti. Orologio lentissimo: lancette opache appaiono congelate senza sembianze di movimento.

Il sole mi bacia timido, assaporo questo tepore corroborante, gioco con raggi luminosi nascenti che si nascondo fa rami gorgoglianti di neve. Invitano alla scoperta del giorno.

Odo lontano borbottio. Riemergo illusa dai pensieri sereni di spensierate mattanze. Mi mancano odori, voci e profumi: casa mia.

anno 1979/2000by@aldaviscontitosco

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"il colloquio con le persone in lutto" di Luigi Colusso

Mi sono persa…con rinnovato sorriso.

il giornalino di Vitas Hospice Zaccheo di Casale Monferrato

http://www.vitas-onlus.it

(  @ pagina14)

“Si, mi sono persa nei meandri del mio cuore dolente, vorrei ora riprendere la via del rinnovato sorriso interiore, cercando di continuare a donarlo a me stessa per donarlo all’altro.”

Partecipare ad un incontro sulla elaborazione degli abbandoni, con Luigi Colusso, medico psicoterapeuta e formatore di gruppi AMA(auto mutuo aiuto) inizialmente mi ha creato un notevole disagio psicofisico. La presentazione di :”Il colloquio con le persone in lutto”.

Sentirmi inadeguata, il luogo sbagliato e l’attimo del “qui ed ora” interiormente imbarazzante. Non avendo mai considerato e ipotizzato l’esistere di gruppo di aiuto sulla ri-elaborazione della morte che sia sia fisica, o spirituale. Un “io” sfatto nella solitudine interiore che si fatica a condividere per pudore, mancata educazione credo atavica alla condivisione.L’impotenza sentita nell’io a sopravvivere al proprio caro: emozioni laceranti. Siano esse, né quantificabili e qualificabili.

Solitamente riteniamo il lutto, un dolore prioritario che pervade uccidendo le emozioni.

Raramente si considera l’abbandono anche come una radicale cambiamento delle abitudini alla “vita”. Mutazione che genera in base alla “nascita o epilogo” della situazione uno stress emotivo dirompente a volte distruttivo.

Conoscere Luigi Colusso è stato ricevere un “dono” interiore di aria rinnovata.

Paradossale visto che durante l’incontro l’argomento era il lutto, la rielaborazione dello stesso. L’utilità dei gruppi di autoaiuto, e la definizione del “dolore” dell’io in questo momento di abbandono che pervade il singolo individuo quando una persona cara si “libera” dalla vita. Oso, io indicare il termine “morte” come Liberazione.

Parlare di “Liberazione” e dell’abbandono di ogni genere. Una percepita e serena dolcezza e umanità empatica. Colusso, è riuscito basandosi sua una rielaborata e sofferta crescita personale a “librarsi” fino a riassumere, esprimere e portare alla luce emozioni insite in ognuno dei presenti “donando” non soluzioni, ma spiragli di ripresa di vita. Pensieri spirituali, che solo chi si autorigenera riesce a donare all’altro. Leggere tutto d’un fiato una “chiacchiera liberatoria” e riveduta in uno nuovo modo di alloggiare il pensiero in maniera postiva dentro all’anima.

Inizialmente stupita dello scorrere rapido delle parole nero su bianco, ho fagocitato una nuova e possibile soluzione di rasserenare il mio dolore interiore. La malcelata ricerca interiore di una rielaborazione degli abbandoni subiti in malattia che costantemente nel corso degli anni, hanno spesso segnato molti individui, nel nostro atavico umore di “animali pensanti e liberi ancorati alla terra, e la manifesta e dolorosa rinuncia alla sensazione epiteliale ed emotiva della “corsa rapida della degustazione alla vita”.

“…Non sappiamo trovare la via per sciogliere questo nodo,non ora, ma siamo stati capaci di sostare insieme e di sopportarlo…accettare di fronteggiarlo…” . Colpita da questa frase, mi sono convinta che si possa dare una risposta al “sintomo” del dolore riducendolo mediante il dono della ed alla com-passione condividendola serenamente con l’altro.

Colusso, è riuscito a smuovere e musssare alcuni macigni non visibili e mascherati spesso dal nostro modo di essere verso l’altro e verso la vita. Individui a se, rinchiusi, o palesemente plateali senza però essere volutamente attori: liberare lacrime nascoste o contenerle al fine non divengano vera patologia depressiva o morte spirituale.

Siamo entità con sfaccettature diverse. Tutti motivati fortemente, e con nascosta creatività di ripresa che forse non ricordiamo più di possedere.

Lacrime che io credo si possano includere nel il paradigma del dono come racconta l’autore. Donarsi all’altro nell’ascolto anche di quelle lacrime silenti, ma esaustive, un gesto empatico di ascolto e lettura dei segni, senza la nacessità di una restituzione. Creare invece una aggregazione di condivisione anche silenziosa, dove sia i dolenti che i facilitatori restano adesi uno all’altro in un contesto di di legame storicamente adiuvante. Senza limiti di crtica, giudizio e creazione di target.

“Il seme che muore generando una nuova pianta”: forse dovremmo tenere presente sempre questo concetto ed adottare i i tre criteri fondamentali del dono.

La spontaneità senza l’obbligo nello stesso tempo di restituirlo immediatamente o senza doverlo restituire affatto, il non poterlo rifiutare in quanto dono ma accettarlo perchè è luce della vita.

Da leggere!

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Il "vino in salute" del Monferrato: Gabriella Caprino lo racconta… il 22/09/2013

Eccovi una “chicca-curiosità”  alimentare  e dietetica inserita in ambito culturale  in occasione della Festa del Vino del Monferrato.
Casale Monferrato,  piccola cittadina a ridosso del PO, ogni anno organizza la Festa del Vino. Oggi siamo al traguardo della  52 edizione!
Presso il salone Tartara, ci sarà un incontro cultural-dietetico- sanitario relativo alla conoscenza organolettica del vino e la sua utilità in alimentazione.


responsabile del centro Dietologia Clinica dell’Ospedale Santo Spirito, illustrerà le proprietà benefiche del vino.  Consumato con moderazione, come antiossidante nella dieta, possiede molte qualità.
Consumiamo spesso il vino, e anche se ne abusa, ed i danni del troppo abuso li conosciamo tutti, ma forse nessuno di noi si è mai soffermato sul reale beneficio che questa bevanda, come dicevo prima, se è  assunta con moderazione, apporta al nostro organismo.
La dottoressa, ci  racconta che questa bevanda ha un forte potere antiossidante, in quanto nella buccia degli acini ci sono sostanze come il resveratrolo, che risulta  dalle ultime ricerche scientifiche  essere un ottimo rimedio per prevenire le mutazioni genetiche sul DNA preservandoci dai tumori, ictus e malattie vascolari. Questa sostanza la si trova soprattutto nel vino rosso.
Il vino bianco ne contiene in misura minore, ma non per questo è inadatto per la dieta! Unica accortezza che sia Vino DOC! Il vino deve essere curato con amore, preparato senza utilizzare addittivi: quali i  sali conservanti come i bisolfiti che hanno potenziali doti allergizzanti e sono tossici oltre una certa dose.
In dietologia, anche il vino viene considerata una  bevanda calorica piuttosto distruttiva, una dose di troppo oltre le consigliate apporta più calorie di un piatto di pasta al ragù!  Quindi non illudiamoci che sia così poco invedente!
Viene metabolizzato velocemente e non si accumula, ma per questo motivo crea subito aumento di peso. La combustione dell’alcol fa risparmiare le altre sostanze introdotte (proteine, zuccheri e grassi) che vengono utilizzate dal nostro organismo come materiale di riserva e si accumula nei tessuti (sotto forma di grasso!!) e quindi produce aumento di peso.
Una piccola quantità risulta vantaggiosa per il nostro organismo, due bicchieri al massimo al giorno sono la dose ideale per le donne e tre per gli uomini.  Il “di più” produce solo danni!
Il vino nella storia anche religiosa ha sempre assunto un “potere” santificante in quanto rappresenta il sangue di Cristo ci ha descritto la  Dottoressa e quindi ha un significato simbolico molto diffuso, come anche durante le feste tribali è volentieri illustrato come una catalizzatore di facile felicità ed aggregazione:  “Bacco. tabacco e Venere!”
Ma non per questo esiste il pretesto per abusarne! L’abuso crea danni epatici, neurologici e cardiotossici, con esiti anche fatali soprattutto nei giovani che ultimamente tendono a berne a dismisura. La vita si affronta con la testa e non con l’alcool!

..che dirvi? il 22 settembre alle 17.30 presso il Salone Tartara,  vi attendiamo nella nostra piccola Casale Monferrato per conoscere le nostre usanze locali e la buona cucina in salute monferrina!

FESTA DEL VINO e CASALE MONFERRATO

Festa del vino Monferrato
a Casale Monferrato (AL)
dal 13/09/2013 al 15/09/2013

Tradizionale rassegna a base di vini e prodotti tipici.Appuntamenti con mostre e concerti al Castello del Monferrato. La Festa del Vino vedrà protagoniste le Pro Loco che proporranno i menù piemontesi. Saranno presenti anche stand eno-gastronomici.


Giornale con i dettagli della manifestazione

menù offerto dalle proloco

La manifestazione continua il 21 e 22 Settembre

organizzatore: Comune di Casale Monferrato
email: manifestazioni@comune.casale-monferrato.al.it
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